Finanziamento: versamento mancato? Cosa succede se non pago le rate e come risolvere

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20/03/2023

Finanziamento: versamento mancato? Cosa succede se non pago le rate e come risolvere

Affrontare delle grandi spese è possibile anche per chi ha delle disponibilità mensili ridotte, ma soltanto se si accede a un prestito o una qualsiasi forma di finanziamento.

I finanziamenti presentano tutti un elemento in comune: le rate da restituire a chi ci ha prestato il capitale. Ma cosa succede se non dovessi pagare una o più rate del mio prestito?

In questo caso, gli scenari possono essere tanti, a seconda della gravità dell’inadempienza. Vediamo dunque cosa succede se non si pagano le rate e in quale momento i creditori potrebbero arrivare a pignorare i nostri beni.

Rate finanziamento: cosa succede se non pago

Dopo l’accesso al credito il debitore deve seguire un piano di rientro del debito, che spesso diventa pesante. Le spese mensili sono tante, e a volte ci si ritrova con un fardello eccessivo al quale difficilmente di riesce a far fronte.

Se le tasse sono alte, e bisogna acquistare beni di prima necessità per vivere. Se le nostre disponibilità si riducono eccessivamente, le rate dei finanziamenti possono accumularsi. Qualora non si riesca a far fronte alle proprie rate, il primo passo che l’istituto di credito o la finanziaria compie è quello di applicare una mora sul ritardo nel pagamento.

Questo avviene quando non si riesce a far fronte alla rata del prestito alla scadenza prefissata, e in genere non risulta di entità eccessiva. Vengono semplicemente applicati degli interessi di mora sulla quota rimanente da restituire, e si pagherà, di volta in volta, un importo leggermente superiore. Il problema sorge quando si ignora la restituzione del finanziamento per più rate.

Cosa accade se non pago più rate

Se il debitore in mora, nonostante i solleciti di pagamento, continua a non pagare, viene segnalato alla Centrale dei rischi della Banca d’Italia. La Centrale dei Rischi è un archivio informatico in cui confluiscono le informazioni relative ai debiti che privati e imprese italiane hanno verso le banche italiane.


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Se si viene segnalati, tutto il sistema creditizio ci conoscerà come cattivi pagatori. In questo caso, avremo grossi problemi nell’accedere al credito bancario, e per riqualificare la nostra posizione bisognerà adempiere prontamente.

Se questo non dovesse succedere, la banca ci invierebbe un decreto ingiuntivo per ottenere le somme dovute, che apre la strada per la procedura di recupero credito vera e propria.

Dal decreto ingiuntivo al pignoramento

Quando il creditore ci invia un decreto ingiuntivo, bisogna opporsi alla procedura di recupero del credito nel termine di 40 giorni. Se non si dovesse procedere a proporre opposizione, inizierà l’esecuzione forzata.

Prima che avvenga l’esecuzione forzata, però, il debitore riceve un atto di precetto. L’atto di precetto serve al debitore per chiedere una eventuale richiesta di composizione della crisi da sovraindebitamento, e se non dovesse procedere in tal senso, inizierà l’esecuzione.

Nella prima fase dell’esecuzione forzata, abbiamo il pignoramento. Attraverso questo istituto, il debitore perde la disponibilità dei beni necessari a restituire il debito. Nella seconda fase, i beni vengono liquidati, ovvero convertiti in denaro.

Infine, il denaro ottenuto attraverso la liquidazione dei beni andrà a soddisfare i creditori in proporzione al credito vantato. A tal proposito potrebbero venir coinvolti molti beni del debitore, tra cui anche il proprio stipendio.

Recupero crediti: quali beni vengono attaccati

Tra i beni coinvolti nella procedura, ci sono sia i beni mobili e immobili del debitore, sia il conto corrente. Inoltre, per avere indietro l’intero ammontare del finanziamento, sarà attaccato anche lo stipendio.

In quest’ultimo caso, sarà trattenuto un quinto dello stipendio del debitore, via via che il debito si estinguerà. Inoltre, qualora vi sia un garante del debito, questo subirà un pignoramento sui propri beni subito dopo quelli del diretto interessato.


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In ogni caso, per prevenire che la situazione degeneri è possibile ricorrere ad almeno due espedienti:

  • Piano di restituzione del debito agevolato in seguito a procedura di composizione della crisi (si veda la Legge sul sovraindebitamento);
  • Perizia tecnica che individui eventuali anomalie nel corso della procedura di esecuzione forzata.

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