Evasometro 2019: partono i controlli per i privati, ecco come funziona
In arrivo l’Evasometro volto a contrastare l’evasione fiscale e che mette sotto controllo non solo aziende e partite Iva, ma anche i privati cittadini.
L’Evasometro, conosciuto anche come Risparmiometro, è uno strumento volto a controllare e verificare i prodotti bancari e finanziari con lo scopo di ricercare eventuali incongruenze tra quanto risparmiato e depositato e quanto dichiarato nella dichiarazione dei redditi.
Si tratta, quindi di uno strumento volto a contrastare l’evasione fiscale che fa scattare l’accertamento quanto la differenza tra risparmiato/investito e dichiarato è pari o superiore al 20%.
Evasometro quando scattano gli accertamenti?
Quindi il fisco non si accontenta dei controlli su partite Iva e società ma li estende anche ai contribuenti privati facendo scattare il controllo su conti correnti, depositi di titoli, strumenti di risparmio quanto esiste un versamento di importo superiore a 5000 euro, quando sono presenti operazioni difficilmente tracciabili, quando esistono bonifici volti all’acquisto di moto, auto, barche o immobili e trasferimento di somme di denaro all’estero.
Lo scopo del Risparmiometro/Evasometro, quindi, è quello di rilevare le possibili incongruenze tra risparmio e dichiarato verificando i seguenti canali:
- conto corrente bancario e postale
- conto deposito
- obbligazioni
- buoni fruttiferi;
- carte di credito;
- prodotti finanziari emessi da assicurazioni
- prodotti finanziari emessi da società che si occupano di compravendita di metalli preziosi.
Se sottoposto a controllo il contribuente, ad ogni modo, ha la possibilità di presentare tutte le prove necessarie per attestare la legittimità dei suoi risparmi/investimenti. Ma se le prove non bastassero il fisco potrebbe procedere ad applicare le tasse che si suppone evase ma soltanto sulla parte che l’Evasometro ha ritenuto troppo alta rispetto ai redditi dichiarati.
Evasometro: provvedimenti ingiustificati?
Tutti i contribuenti titolari di un conto corrente o qualsiasi altro prodotto di risparmio/investimento, quindi, possono essere soggetti ad accertamento.
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C’è il rischio che il controllo possa partire, però anche da chi viene aiutato dai propri genitori economicamente (magari a pagare le bollette o a fare altri acquisti). Questo rischia di far venir meno il diritto alla privacy di ogni cittadino per contrastare l’evasione fiscale che, a mio avviso, non può interessare i dipendenti con busta paga (visto che già pagano le tasse alla fonte) e, quindi, non i privati cittadini. Meglio sarebbe intensificare i controlli nei confronti di chi può evadere più liberamente (professionisti e imprese) disponendo delle proprie entrate da dichiarare al fisco molto di più del privato cittadino.