Assegno Unico, fino a 210 euro a figlio da restituire: conguaglio e per quali famiglie

Autore:
Niccolò Mencucci
08/02/2023

Assegno Unico, fino a 210 euro a figlio da restituire: conguaglio e per quali famiglie

Brutte notizie per alcuni percettori dell’Assegno Unico. È scattata la restituzione dell’assegno, e si parla di cifre importanti, anche di 210 euro. Questo è avvenuto a causa di alcuni errori, a volte dell’INPS e altre volte delle famiglie stesse che hanno compilato una domanda in maniera errata.

In molti hanno sperato, una volta ricevuto il nulla osta dell’INPS, di poter beneficiare dell’Assegno Unico almeno per quest’anno. Ora invece per queste famiglie toccherà la restituzione. Vediamo meglio cosa è successo, e quali famiglie sono state coinvolte da questo conguaglio infausto.

Assegno Unico, fino a 210 euro a figlio da restituire

Secondo quanto segnalato dall’INPS, l’ente erogatore dell’Assegno Unico, è prevista la restituzione di tutti gli importi percepiti indebitamente da alcune famiglie italiane. In sostanza si tratta di una decurtazione, che riguarda al momento solo le somme erogate lo scorso anno, nel 2022.

Purtroppo la carenza di personale dentro gli uffici dell’INPS ha portato a questi problemi, e al momento lo stesso ente ha avviato una serie di bandi di assunzione proprio per chi dovrà controllare l’Assegno Unico.

Al momento la sanatoria riguarda la situazione di sette mensilità (da marzo a settembre), relativa all’errata erogazione dei 30 euro di maggiorazione. A conti fatti, chi è coinvolto in questo infausto conguaglio, dovrà restituire ben 210 euro, per ogni figlio beneficiario.


Leggi anche: Licenziamento durante malattia, è possibile? Cosa succede se si supera il limite

Assegno Unico, come funziona il conguaglio

Il conguaglio previsto per l’Assegno Unico prevederà la disposizione di una trattenuta o di una richiesta di rimborso da parte delle famiglie segnalate dall’INPS.

Teoricamente non si tratterebbe di una sanzione amministrativa, perché la colpa non è tutta da ricondurre ai richiedenti. alla partenza dell’Assegno Unico 2022, molte famiglie avevano richiesto la maggiorazione, senza controllare se la propria composizione familiare potesse essere d’ostacolo alla richiesta.

In effetti nel decreto attuativo non sono menzionati i nuclei costituiti da un solo genitore, e nello stesso modulo di domanda dell’INPS non erano specificati i requisiti. Solo verso ottobre l’INPS s’è accorta di questo “vizio di forma“, e ha interrotto le erogazioni. Tutte le mensilità antecedenti a ottobre dovranno pertanto essere rimborsate all’INPS.

Assegno Unico, per quali famiglie è previsto

Questo conguaglio è previsto per tutte le famiglie che hanno fatto richiesta per l’Assegno Unico in qualità di famiglia monogenitoriale.

A loro non spetta più la maggiorazione mensile fino a 30 euro, come descritto dall’articolo 4, comma 8 del decreto legislativo n. 230/2021, “nel caso in cui entrambi i genitori siano titolari di reddito da lavoro, è prevista una maggiorazione per ciascun figlio minore“.

Si parla di circa un milione di famiglie monogenitoriali che si ritroveranno più senza maggiorazione, e addirittura con l’obbligo di dover restituire fino a 210 euro per ogni figlio a carico.

Assegno Unico, perché la riduzione

Il motivo dietro questa riduzione è dovuto ad un vero e proprio vizio di forma, che ha portato ad un’enorme incomprensione tra INPS e richiedenti, altrimenti non si spiegherebbe perché questo errore sia stato commesso da quasi un milione di famiglie monogenitoriali.

Colpa dell’ente è il fatto di aver riconosciuto l’Assegno Unico anche ai genitori soli che, al momento della domanda, dichiaravano di lavorare e di averne diritto. Solo a ottobre, durante i primi controlli, hanno notato l’irregolarità, e hanno dovuto procedere al blocco e all’autorizzazione a richiedere indietro le maggiorazioni.


Potrebbe interessarti: Tredicesima mensilità 2023: a chi spetta, quanto viene tassata e come si calcola

Ricordiamo che tale maggiorazione è proporzionale all’ISEE: bisognerà avere un ISEE inferiore a 15.000 euro per poter beneficiare dei 30 euro, altrimenti l’importo scenderà fino a 0 una volta superati i 40.000 euro di ISEE.

E vale per ogni figlio a carico, infatti c’è il rischio che chi è coinvolto potrebbe essere chiamato a restituire fino a 210 euro per figlio.

Nessun problema invece per le erogazioni principali, anzi gli stessi importi dell’Assegno Unico 2023 sono aumentati grazie alla perequazione.

Le foto presenti in questo articolo sono concesse in licenza a Giddy Up srl