Bonus Maroni 2023, al via l’incentivo per chi non va in pensione: cos’è e come funziona

Autore:
Niccolò Mencucci
17/05/2023

Bonus Maroni 2023, al via l’incentivo per chi non va in pensione: cos’è e come funziona

C’è un problema in Italia che sta riguardando molte aziende: il calo del personale a causa dei pre-pensionamenti. Con una popolazione giovanile avente un’indice di disoccupazione tra i più alti d’Europa e una popolazione al lavoro con un’età sempre più vicina a quella pensionabile, i Governi hanno tentato di ritardare il pensionamento a molti lavoratori.

Ovviamente non a gratis, ma mettendo a disposizione anche dei bonus. È il caso del bonus Maroni, che però sembra non basti per far rinunciare alla pensione a tutti coloro che invece vogliono andare in pensione o il prima possibile (con le Quote) o secondo quanto previsto dalla Legge Fornero.

Bonus Maroni, l’alternativa alla pensione

A tutti gli effetti il bonus Maroni può essere considerato come un’alternativa alla pensione. Anche se non sempre valida, perché non pochi hanno preferito l’uscita dal lavoro a questo extra in busta paga.

Introdotto quasi vent’anni fa dall’allora ex Ministro per il Welfare Roberto Maroni, scomparso a novembre 2022, non tutti i lavoratori lo hanno potuto usufruire.

In primis perché la misura è stata finanziata dal Governo Berlusconi III solo per tre anni, per poi non venire più presa in considerazione dal Governo Prodi II negli anni successivi, ovvero dal 2007 in poi.


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In secundis perché la misura è tornata solo di recente all’interno delle spese previdenziali finanziabili in sede di Legge di Bilancio. E si parla di una misura che dovrebbe costare 10,4 milioni di euro per il 2023 e a 21,8 milioni nel 2024.

Bonus Maroni, cos’è

Ufficialmente il bonus Maroni richiama per certi versi il Bonus Renzi, ma con finalità diverse.

Se il Bonus Renzi prevedeva un incremento sulla busta paga pari a 80 euro al mese, poi divenuti 100 euro col passaggio al Bonus IRPEF, il bonus Maroni prevedeva il riconoscimento di quel 9,19% in più di retribuzione ai fini previdenziali direttamente in busta paga.

Nella soluzione prevista dal Governo Meloni, si tratterrebbe di uno sgravio contributivo concesso ai lavoratori che pur maturando i requisiti pensionistici per Quota 103 decidono di rimanere a lavoro.

Se per i lavoratori ordinari il taglio del cuneo lavorativo arriva al 2-3% (massimo 6-7% ma solo per alcuni mesi), per questa tipologia di lavoratori l’esonero ammonta al 9,19% del totale dei contributi da versare e la corrispondente somma dovuta a titolo di contribuzione a carico del lavoratore.

Bonus Maroni, come funziona

Il funzionamento del Bonus Maroni è quello di provvedere ad una riduzione del cuneo contributivo, ma soltanto in condizioni di pensionamento ravvicinato.

In percentuale la contribuzione totale è del 33% nelle buste paga, ma il carico di questo cuneo è di norma ripartito tra:

  • quota a carico del datore di lavoro (23,81%);
  • quota a carico del lavoratore (9,19%).

Proprio quest’ultima confluirà non più nelle casse previdenziali del lavoratore, ma direttamente in busta paga, cosicché la retribuzione si alza del 9,19%. E prendendo ad esempio una retribuzione di 2.000 euro mensili, si tratterebbe di circa 183 euro in più.

Per quanto sia un’aggiunta extra alla busta paga, in realtà lo Stato non aggiunge nulla: gira i contributi obbligatori del lavoratore dovuti all’ente pensionistico alla busta paga del lavoratore. Anche se ciò significherebbe ritrovarsi

  • il bonus Maroni sotto trattenuta IRPEF a fine anno;
  • una pensione più contenuta a causa dei contributi versati sulla busta paga.

Bonus Maroni, a chi spetta

Dopo 15 anni di sospensione, il bonus Maroni tornerebbe in un anno in cui si può uscire in via anticipata con Quota 103.


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Infatti il bonus Maroni è previsto per tutti i lavoratori dipendenti che abbiano raggiunto, o che raggiungano entro il 31 dicembre 2023, i requisiti per Quota 103.

Non potranno richiedere il bonus i lavoratori che abbiano raggiunto i requisiti per la pensione anticipata a 62 anni, cioè quella disposta dalla Legge Fornero.

La domanda può essere presentata una sola volta, purché non si sia ancora raggiunta l’età per la pensione di vecchiaia (67 anni). La scelta è revocabile dal lavoratore in qualsiasi momento.

Con decorrenza dal primo giorno del mese successivo a quello di esercizio della facoltà, il bonus Maroni è anche retroattivo, basta solo rivolgersi all’Inps e avere la certificazione relativa al possesso dei requisiti per Quota 103.

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