Buoni benzina 2023, esclusa l’esenzione contributiva: come funziona e a chi spetta

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22/02/2023

Buoni benzina 2023, esclusa l’esenzione contributiva: come funziona e a chi spetta

Via libera alla camera sul decreto trasparenza, che ora passa al senato per la sua conversione definitiva entro il 15 marzo. Nel decreto sul caro benzina sono stati reintrodotti i buoni benzina.

Durante il 2023, quindi, i buoni carburante potranno essere erogati dal datore di lavoro al lavoratore, ma spunta un’importante novità che li rende meno appetibili dello scorso anno, sebbene possano rivelarsi comunque un valido aiuto per alcuni lavoratori italiani.

Vediamo in cosa consistono i buoni benzina 2023, a quali lavoratori spettano e quando viene esclusa l’esenzione contributiva degli stessi.

Come funzionano i buoni benzina 2023

I buoni benzina sono dei voucher che vengono erogati dai datori di lavoro privati ai propri dipendenti alla stessa maniera dei fringe benefits aziendali.

Essi potranno quindi consistere sia in buoni carburante, sia in titoli simili che permettano di acquistare carburante. Inoltre, verrà concesso il bonus non solo per diesel, benzina e altri combustibili fossili, ma anche per sostenere il costo dell’elettricità delle auto elettriche.

Il valore dei buoni benzina, perché possano essere considerati del tutto esentasse, non deve superare i 200 euro, e la scelta sulle modalità di erogazione come è stata appena specificata viene demandata ai datori stessi.

A quali lavoratori spettano i buoni benzina

Il bonus carburante può essere erogato da tutti i datori di lavoro privati, come aziende di grandi e piccole dimensioni, ai propri lavoratori.

Oltre a questi, possono erogare il bonus anche gli studi professionali e gli enti del terzo settore che svolgono un’attività non commerciale.

I lavoratori ai quali il provvedimento è destinato, inoltre, si allargano anche a quelli che svolgono il proprio lavoro da remoto. Questa osservazione nasce dalla lettura della circolare del 4 novembre 2022 dell’agenzia delle entrate. Tale provvedimento ha chiarito come il voucher in questione possa essere destinato veramente a ogni lavoratore dipendente, purché sia annoverato tra quelli indicati nell’art. 50 TUIR.

Quando i buoni benzina non formano reddito imponibile

Come anticipato nel paragrafo precedente, i buoni benzina godono dell’esenzione fiscale ma in determinati casi escludono l’esenzione contributiva al lavoratore.

Questa novità è stata introdotta col decreto carburante, che è stato approvato oggi alla camera nella sua conversione in legge, ma potrebbe essere rivisto nella sua approvazione definitiva al senato.

In particolare, la condizione esentasse dei buoni carburante fa riferimento all’articolo 51 del Tuir, il testo unico delle imposte sui redditi, espressamente richiamato dal nuovo decreto trasparenza. Vediamo più nel dettaglio quando non opera tale esenzione.

Esenzione contributiva: quando non spetta

Le norme del decreto specificano che l’esenzione contributiva vale solo per i buoni contenuti entro un valore determinato. Sul piano pratico, questa determinazione si risolve nella circostanza per cui, se erogati in un importo inferiore o pari a 200 euro, i buoni godono sia dell’esenzione fiscale sia di quella contributiva.


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Se invece hanno un valore maggiore a 200 euro, essi concorreranno a formare somma imponibile per il prelievo previdenziale nel loro intero valore. Occorre qui sottolineare che non si tratta solo della parte che eccede i 200 euro, ma l’intero importo dei buoni.

Il termine per l’erogazione dei buoni benzina

Si ricorda che, dopo il rinnovo dei buoni carburante che ricade nel precedente provvedimento del governo Draghi scaduti nel 2022, secondo il principio di cassa allargato, essi potevano essere erogati fino allo scorso 12 gennaio 2023.

Inoltre, durante lo scorso anno, tale misura è costata allo stato italiano quasi 10 milioni di euro, mentre quest’anno è stato stanziato molto meno.

Ad ogni modo, il termine per erogare il buono è stato prorogato al 31 di dicembre del 2023, ma come si anticipava poc’anzi non si esclude che possano esserci delle modifiche dal momento che il decreto trasparenza dovrà ora passare al senato per la sua conversione definitiva in legge.

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