Buste paga, l’aumento di 100 euro previsto a Luglio è falso: di quanto sarà davvero e per chi

Autore:
Niccolò Mencucci
03/05/2023

Buste paga, l’aumento di 100 euro previsto a Luglio è falso: di quanto sarà davvero e per chi

Col Decreto Lavoro dovrebbero arrivare in busta paga, stando anche a quanto raccontato dalla Presidente del Consiglio dei Ministri Giorgia Meloni, almeno 100 euro.

In realtà l’aumento non sarà così importante, anzi sarà inferiore rispetto alle cifre circolate nelle ultime ore. Il motivo è dovuto al taglio del cuneo fiscale, ovvero quello già fatto con la legge di Bilancio 2023, e quindi già applicato nelle buste paga degli italiani.

Ma vediamo meglio di quanto in realtà aumenteranno le buste paga, e per quali stipendi sarà previsto l’aumento.

Buste paga e il falso aumento di 100 euro

In merito alle buste paga bisogna attenzione a non cadere in inganno, soprattutto su questo paventato aumento di 100 euro previsto dal Decreto Lavoro, che riguarderà solo alcune mensilità del 2023.

Infatti tutto dipenderà dalla differenza tra giugno e luglio, che non sarà di 100 euro dato che gli importi saranno più bassi. Anche perché si va a parlare di “stipendio netto”, e non di lordo, e l’aumento risentirà della parte “lorda”, visto che verrà fatto un taglio sul cuneo fiscale.

Infatti bisogna fare chiarezza su cosa davvero succederà e su quale sarà la differenza d’importo tra la busta paga di giugno e quella di luglio. Due mensilità per cui verranno applicati due diversi sgravi fiscali.


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Buste paga, ecco quanto aumentano

L’aumento riguarda infatti lo sgravio fiscale, nel frattempo già passato dal 2% al 3% a seconda dell’importo della busta paga. A questo verranno aggiunti ulteriori punti, portando lo scatto di luglio ad arrivare fino al 6-7%.

Secondo una recente simulazione da parte dello studio De Fusco Labour & Legal, l’aumento garantirà solo 54,87 euro in più in busta paga con lo sgravio di luglio, al quale si aggiunge quello già previsto da inizio anno con la Manovra di Bilancio 2023, all’incirca di 41,15 euro.

In sostanza, si parla di un vantaggio in busta paga di 96,03 euro mensili, ma complessivi, perché una parte (ovvero i 41,15 euro) sono già accreditati da gennaio 2023.

E questo nel caso di uno stipendio medio, intorno ai 2.000 euro lordi mensili. Vediamo invece per tutti gli altri casi.

Buste paga, per chi è previsto l’aumento

L’aumento non riguarderà tutte le buste paga. L’esempio precedente ha come riferimento una simulazione relativa allo stipendio annuale di un lavoratore che guadagna 25.000 euro l’anno, ovvero 2.000 euro lordi al mese.

È infatti quest’ultimo il limite massimo per godere dello sgravio del 3%, ovvero l’avere sia 41,15 euro previsti nella Manovra di Bilancio 2023 più gli altri 54,87 euro previsti a luglio 2023.

Se si superano i 25.000 euro, si potrà accedere allo sgravio del 2%, ma a patto di non guadagnare più di 35.000 euro. Proprio per questo gli sgravi verranno portati rispettivamente al 7% e al 6%.

Essendo state applicate delle percentuali, chi beneficerà del massimo aumento saranno comunque quelli che guadagnano tra i 25.000 e i 35.000 euro. Se dopo i 25.000 euro c’è un lieve ribasso dell’aumento (passerebbe da 96,03 a 90,54 euro), verso i 35.000 l’aumento arriva a 98,56 euro.

Nel complessivo, per chi guadagna 35 mila euro (o meglio, ha una busta paga mensile inferiore a 2.692 euro lordi), avrà una differenza tra giugno e luglio sarà di 65,70 euro.

Mentre per chi guadagna 10.000 euro l’anno, circa 770 euro al mese, l’aumento complessivo sarà inferiore ai 45 euro: solo 25,67 euro scatteranno nello stipendio di luglio.


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Buste paga, quanto durerà l’aumento

 

A differenza del famoso bonus 80 euro di Renzi (oggi bonus IRPEF da 100 euro), questa misura durerà fino a fine anno, coprendo soltanto alcune mensilità.

Non diventerà strutturale come il bonus Renzi del 2015, limitato oggi però a coloro che guadagnano meno di 15.000 euro l’anno: il Governo ha preferito disporre una misura “tampone” per venire incontro al potere d’acquisto sempre più indebolito a causa dell’inflazione.

Una misura che comunque andrà a incidere in futuro sull’Irpef dovuta, che viene calcolata sull’importo lordo al netto dei contributi previdenziali. Infatti, più questi vengono ridotti, maggiore sarà l’imposta dovuta.

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