NASpI 2023, pagamenti sospesi per chi non si presenta a lavoro: come funziona ora

Autore:
Valentina Simonetti
  • Esperta di Bonus, Fisco, Pensioni e Redditi
  • Autrice esperta di welfare ed economia aziendale
14/11/2023

NASpI 2023, pagamenti sospesi per chi non si presenta a lavoro: come funziona ora

Naspi 2023, cambiano alcune regole per l’ottenimento ed il mantenimento dell’indennità di disoccupazione per chi perde involontariamente il lavoro. Alcune categorie saranno infatti interessate da tagli, sospensioni e sanzioni in caso di procedure illecite per favorire il licenziamento per giusta causa. Vediamo quali sono le novità e chi rischia di perdere il beneficio.

NASpI 2023, al via le nuove regole per i licenziamenti

Per l’indennità di disoccupazione Naspi, il governo con il Decreto Lavoro ha introdotto importanti novità. Questa riguardano soprattutto le procedure di richiesta e sospensione, ma anche nuovi provvedimenti sanzionatori in caso di comportamenti illeciti. Negli anni infatti sono aumentate alcune pratiche scorrette da parte dei lavoratori che intendevano ottenere il beneficio pur non essendo stati licenziati per motivi esclusivamente dipendenti dalla volontà dell’azienda. Ad esempio per fine contratto a termine e riduzione di personale.

Come stabilisce la legge infatti se si danno le dimissioni volontarie, in assenza di problemi legati a comportamenti scorretti dei titolari, non si ha diritto alla Naspi. Per aggirare questa norma, moltissimi dipendenti si sono fatti licenziare non presentandosi a lavoro per alcuni giorni. In questo modo, trascorso il tempo utile durante il quale si possono solo inviare richiami scritti, la ditta è costretta ad una procedura di licenziamento d’ufficio per assenza ingiustificata. E questo dava diritto alla richiesta dell’indennità mensile. Ora con le modifiche che a breve entreranno in vigore, questo comportamento non sarà più possibile.


Leggi anche: Licenziamento durante malattia, è possibile? Cosa succede se si supera il limite

NASpI 2023: quando si rischia di perdere la disoccupazione

Come stabilisce il Decreto Lavoro del governo dello scorso 1 maggio, a partire dall’entrata in vigore del nuovo regolamento per alcuni furbetti della Naspi non verrà più concesso il diritto alla richiesta. Si tratta in particolare di chi, per farsi licenziare, ha protratto assenze ingiustificate al fine di fare partire il procedimento disciplinare che impone la risoluzione del contratto per motivi oggettivi.

Ora infatti, chi non si presenterà al lavoro per più di 5 giorni continuativi, verrà considerato come se avesse dato le dimissioni. Sollevando di fatto l’azienda da una decisione che potrebbe dare diritto all’indennità di disoccupazione. Quindi questi lavoratori perderanno tutti i pagamenti e non potranno avere accesso al beneficio. In quanto sussidio erogato esclusivamente a chi perde il lavoro involontariamente. Unica eccezione sarà per le assenze ingiustificate che però non superano i giorni previsti dai singoli contratti CCNL che regolamentano il rapporto di lavoro.

Indennità di disoccupazione: quando entra in vigore il nuovo regolamento

Il nuovo regolamento previsto dal Decreto Lavoro in materia di Naspi sui licenziamenti dovuti alle assenze ingiustificate e che saranno equiparati ad un corretto licenziamento volontario, entrerà in vigore a breve. Nello specifico, in seguito alla data di pubblicazione della legge in Gazzetta Ufficiale e che probabilmente ci sarà con la conclusione dell’iter di approvazione nei primi mesi del 2024.

Bisogna ricordare comunque che chi ha già ottenuto la disoccupazione, anche se grazie a questa pratica scorretta, non avrà la sospensione dei pagamenti già accordati. Le novità infatti si applicheranno solo ai procedimenti che avverranno in seguito.

NASpi 2023: chi ha diritto all’indennità 

Chi rassegna volontariamente le proprie dimissioni, non ha diritto a richiedere l’indennità di disoccupazione. Questa è una regola generale che però non viene applicata a tutti indistintamente. Perché ci sono dei casi in cui la procedura di licenziamento, anche se effettuata dal lavoratore può rappresentare una misura drastica in seguito a comportamenti scorretti da parte dei datori di lavoro.


Potrebbe interessarti: Tredicesima mensilità 2023: a chi spetta, quanto viene tassata e come si calcola

Ad esempio un dipendente che lascia l’azienda a causa di mobbing o mancati pagamenti dello stipendio protratti per mesi, o anche violazioni dei diritti dei lavoratori. In tutti questi casi, dimostrabili con l’aiuto di prove e testimonianze che dovranno essere fornite utilizzando il servizio INPS, le dimissioni saranno equiparate ad un licenziamento per giusta causa. Quindi il lavoratore avrà pieno diritto del riconoscimento economico spettante, oltre che alla Naspi, in caso di processo anche del pagamento delle spese e di un risarcimento.

Le foto presenti in questo articolo sono concesse in licenza a Giddy Up srl