Superbonus, addio definitivo allo sconto da Aprile: come cambia cessione credito e novità

Autore:
Niccolò Mencucci
10/03/2023

Superbonus, addio definitivo allo sconto da Aprile: come cambia cessione credito e novità

Ormai la fine del Superbonus 110% è sempre più vicina. Da aprile non sarà più possibile richiedere lo sconto originale al 110%, ma solo per alcune tipologie di abitazione.

La possibilità di un eventuale proroga per il Superbonus 110% nel corso del 2023 è sempre più difficile, anche a causa degli ultimi dati ISTAT e dell’interesse da parte del Governo Meloni di stringere le maglie su tutti i bonus edilizi garantiti dai governi precedenti.

Superbonus 110%, da aprile addio allo sconto

Il Superbonus 110% è possibile solo se entro il 31 marzo 2023 i proprietari di case unifamiliari (le cosiddette “villette”) riescano a completare i lavori previsti per accedere ai benefici fiscali della misura.

Altrimenti, a partire dal prossimo 1° aprile, i proprietari delle villette dovranno fare a meno della percentuale originaria del 110%, ma ripiegare su percentuali più contenute. Da quest’anno tutti coloro che lo vogliono richiedere dovranno accettare la nuova percentuale, quella dell’90%.

E questo in forma di detrazione fiscale, dal momento che ad oggi sconto in fattura e cessione di credito sono ancora bloccate, con miliardi di euro di crediti fermi in attesa di uno sblocco sempre più improbabile.

Ed è improbabile proprio perché negli ultimi giorni Governo e Parlamento sono stati alle prese con l’allungamento della scadenza del Superbonus villette dal 31 marzo al 30 giugno 2023, e con la possibilità remota di una proroga nell’utilizzo delle due opzioni di agevolazione fiscale, ovvero lo sconto in fattura e la cessione dei crediti d’imposta. Due soluzioni che difficilmente andranno in porto.

Superbonus 110%, come funziona la scadenza

La scadenza del 31 marzo 2023 non riguarda la consegna dei documenti o della CILAS. Per le villette e le unifamiliari essa è già passata, nel corso del 2022, con l’ultima scadenza in data 30 settembre 2022.

Entro tale data i proprietari avrebbero dovuto raggiungere uno Stato di Avanzamento Lavori pari al 30%, sufficiente per poter far scattare la proroga al 31 dicembre 2022, poi a sua volta prorogata al 31 marzo 2023.

L’idea sarebbe di garantire un altro mese di tempo per completare i lavori ed effettuare i bonifici delle spese da sostenere a favore delle imprese dell’edilizia che hanno i cantieri in corso. Anche il Governo starebbe valutando una mini-proroga, tanto per salvare quante più richieste provenienti da villette e unifamiliari.

Superbonus 110%, cosa cambia da aprile

Dal mese di aprile se non si avrà provveduto a finire i lavori, i proprietari di villette e di unità indipendenti perderanno il diritto al Superbonus 110%.


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E perdendo un bonus così importante, non potranno fare altro che ripiegarsi su altri bonus, decisamente inferiori al Superbonus 110% visto che la percentuale di beneficio fiscale si dimezzerebbe del tutto. Disponibili rimarrebbero in particolare l’Ecobonus, con benefici del 50% o del 65%, oppure il Sismabonus con detrazioni del 70% o dell’80%.

Tutte misure che possono aiutare, ma non coprire le spese al pari del Superbonus 110%, misura che, proprio per questo, è stata molto richiesta da parte di aziende edili e istituti bancari.

Superbonus 110%, le nuove scadenze proposte

Il destino del Superbonus 110% è segnato al 2023, anno oltre il quale tutti dovranno garantire la conclusione dei propri lavori, condomini e IACP compresi, sempre e quando sia stato raggiunto il 60% dei lavori alla data del 30 giugno 2023.

Successiva a questa data per tutti sarà possibile richiedere il Superbonus, ma con aliquote decrescenti:

  • 70% per le spese sostenute fino al 31 dicembre 2024;
  • 65% per le spese sostenute fino al 31 dicembre 2025.

La misura è possibile fino al 2026, anno in cui finirà ogni interesse da parte dello Stato a finanziare un bonus edilizi che, solo nel mese di gennaio 2023, ha prodotto una spesa di circa 1 miliardo di euro, con agevolazioni fiscali a regime pari a 1,1 miliardi di euro (110%). E nel complessivo una cifra attorno ai 105 miliardi di euro, tutti a carico dello Stato.

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