Assegno di invalidità, sospensione immediata in questi casi: cosa succede e come rinnovarlo

Autore:
Valentina Simonetti
  • Esperta di Bonus, Fisco, Pensioni e Redditi
  • Autrice esperta di welfare ed economia aziendale
16/06/2023

Assegno di invalidità, sospensione immediata in questi casi: cosa succede e come rinnovarlo

Assegno di invalidità, in quali casi l’INPS può bloccare i pagamenti e sospendere l’indennità? Per i titolari ci sono alcune condizioni fondamentali e requisiti da rispettare per evitare di perdere il beneficio, temporaneamente o definitivamente. Vediamo cosa fa scattare lo stop e come fare per dimostrare di avere ancora diritto al sostegno.

Invalidità sospesa per inizio attività lavorativa

Una tra le prime motivazioni che determinano lo stop ai pagamenti dell’assegno per l’invalidità civile è quella dell‘attività lavorativa. A prescindere dal guadagno mensile del soggetto disabile infatti, la legge stabilisce che l’assistenza economica, garantita ai non autosufficienti, è erogata esclusivamente in presenza di uno stato di inattività lavorativa.

Pertanto l’INPS ha stabilito che in caso di occupazione, dipendente o autonoma, viene meno uno dei requisiti fondamentali per il diritto all’indennità mensile. L’istituto quindi con un messaggio del 2021 ha chiarito definitivamente che il requisito lavorativo è incompatibile con il sussidio. A prescindere dal reddito prodotto annualmente. Diverso invece il discorso per la pensione di invalidità, che riconosciuta a chi ha la percentuale del 100%, permette anche la cumulabilità con reddito da lavoro, sempre entro determinate soglie.


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Revoca invalidità per superamento reddito

L’assegno di invalidità è riconosciuto a chi ha una capacità lavorativa ridotta tra il 74 ed il 99%. Ma oltre a questo, come abbiamo visto, occorre rispettare anche i requisiti di reddito ed essere inattivi lavorativamente. Per quanto riguarda il limite economico, il titolare deve dimostrare di non superare la soglia dei 5.391,88 euro annui.

Per il controllo di questi dati l’INPS farà affidamento sul cumulo di tutte le entrate, di qualsiasi natura e di quelle assoggettate ad IRPEF,  al netto di eventuali oneri deducibili e ritenute. La somma corrisposta non rientra nel calcolo e non fa reddito, quindi i 313,91 € mensili che spettano non saranno tassati. Oltre a questo bisogna ricordare per quanto riguarda le caratteristiche economiche, che l’assegno non è in alcun modo compatibile con le altre prestazioni di carattere sociale per l’invalidità. Mentre è perfettamente cumulabile con le pensioni previdenziali civili raggiunte per requisiti contributivi.

Raggiungimento requisiti massimi di età

L’assegno e la pensione di invalidità possono essere revocati al compimento del 67esimo anno di età. In questo caso però chi percepisce l’indennità mensile non perde alcun beneficio economico, anzi per molti la somma mensile corrisposta aumenta.

Perchè la legge prevede che quando si raggiungono i requisiti per l’erogazione dell’assegno sociale, questo vada a sostituire in automatico le altre prestazioni. Pertanto la prestazione si trasforma d’ufficio e, se sussistono anche gli altri requisiti di reddito e non si superano le soglie previste si prenderanno mensilmente 503,27 euro per 13 mensilità.

Visita per rinnovo assegno di invalidità

L’invalidità civile va rinnovata periodicamente. Per contrastare il fenomeno dei “falsi invalidi” le scadenze dello stato riconosciuto e della percentuale assegnata possono essere riviste dalla Commissione medica INPS a seconda delle condizioni del soggetto. Quindi in base alla diagnosi potrebbe, ogni due o tre anni, arrivare la convocazione a visita per verificare che sussistono ancora gli handicap fisici certificati per il diritto al sostegno o per la titolarità della Legge 104. Per quanto riguarda l’assegno mensile, non si può mai scendere sotto la soglia del 74%, altrimenti si perde automaticamente.


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Questo si stabilisce solo in seguito all’accertamento. Ed anche non presentarsi alla convocazione a visita di controllo e revisione, viene giudicato da INPS come motivo valido per la sospensione dell’importo. Specialmente quando sussistono i rischi che l’indennità possa essere tolta. Lo stop è temporaneo quando si tratta della prima mancanza, per la quale vengono concessi 90 giorni per fornire adeguata motivazione. Se questa viene ritenuta valida si può procedere con un secondo appuntamento. Altrimenti, si rischia la revoca totale del sussidio oltre ad una eventuale indagine per verificare se c’è la possibilità di richiedere la restituzione delle quote erogate e non spettanti.

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