Reddito di cittadinanza, verso stop a chi rifiuta il lavoro

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26/10/2022

Reddito di cittadinanza, verso stop a chi rifiuta il lavoro

Reddito di cittadinanza, il governo è pronto a cambiare l’impostazione della misura di welfare. Con un intervento che potrebbe rappresentare un forte punto di discontinuità rispetto al passato. All’interno del primo discorso alla Camera come premier, Giorgia Meloni ha ricordato l’idea che Fratelli d’Italia hanno per il futuro dell’assegno.

Ricordando innanzitutto che la lotta alla povertà non deve essere combattuta attraverso l’assistenzialismo. Ovviamente, in molti si chiedono ora quale sarà il destino del reddito di cittadinanza. Se una vera e propria sostituzione appare improbabile, la direzione è quella di un forte ridimensionamento. E in molti temono di perdere totalmente o in larga parte l’assistenza economica.

Reddito di cittadinanza: il nuovo governo punta sul lavoro, verso lo stop del sussidio per chi rifiuta un’offerta

Se il governo interverrà effettivamente con un ridimensionamento delle risorse destinate al reddito di cittadinanza, molti attuali percettori potrebbero perdere l’assegno. Attualmente l’assegno viene erogato a circa un milione di nuclei familiari, coinvolgendo due milioni e mezzo di persone.

D’altra parte, il programma della coalizione vincente parla chiaro. E riporta, tra i propri obiettivi, la “sostituzione dell’attuale reddito di cittadinanza” attraverso l’impiego di “misure più efficaci”. Il nuovo governo punta quindi a raggiungere l’inclusione sociale evitando l’impiego di sostegni economici a pioggia e su larga scala. E procedendo verso “politiche attive di formazione e di inserimento nel mondo del lavoro.


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Ovviamente, molto verterà sulle citate misure di inclusione sociale che andranno a sostituire l’attuale reddito di cittadinanza. La strategia che si sta delineando sembra quella di mantenere l’assegno in favore delle persone che non possono accedere al mondo del lavoro in virtù di una situazione di oggettiva difficoltà. Sospendendo l’assegno per coloro che rifiutano anche una sola offerta di lavoro.

I commenti della premier Meloni sul futuro del reddito di cittadinanza

All’interno del proprio discorso di insediamento in Parlamento, la neo premier Giorgia Meloni ha richiamato in modo diretto anche le nuove politiche di welfare che intende perseguire. Spiegando che “la povertà non si combatte con l’assistenzialismo” e sottolineando che “la porta della dignità di un uomo è il lavoro”. L’applicazione di questa strategia è quindi semplice.

“Vogliamo mantenere, e dove possibile aumentare, il doveroso sostegno economico per i soggetti effettivamente fragili e non in condizioni di lavorare”. Mentre per gli altri percettori dell’assegno di welfare, “la soluzione non può essere il reddito di cittadinanza, ma il lavoro”. Il governo punta quindi il dito contro una misura che “per come è stata pensata, ha rappresentato una sconfitta”.

Quali sono i possibili programmi di intervento sull’assegno di cittadinanza nel 2023

Traendo le debito conclusioni, è chiaro che il nuovo esecutivo punta a ridurre fortemente le risorse stanziate in favore del reddito di cittadinanza, per dirottarle su altri capitoli di spesa. Un primo intervento, in tal senso, è atteso già per la prossima legge di bilancio 2023, da approvare entro e non oltre il prossimo 31 dicembre 2022.

È chiaro che un intervento di larga portata sull’assegno di welfare richiede comunque del tempo. Pertanto, i cambiamenti più importanti arriveranno probabilmente a partire dal 2024, quando l’esecutivo potrà aver programmato un ripensamento profondo dell’attuale sistema assistenziale.

Attualmente non è ancora chiaro se si arriverà a una modifica profonda oppure ad una vera e propria sostituzione del reddito di cittadinanza con nuove misure mirate.

Come potrebbe cambiare il reddito di cittadinanza

Dal punto di vista pratico, l’applicazione degli intenti appena evidenziati porta alla creazione di un assegno destinato a coloro che vivono condizioni incompatibili con l’attività lavorativa. Mentre il reddito di welfare perpetuo per gli altri inoccupati verrebbe a mancare. La misura potrebbe quindi diventare temporanea e legata strettamente al reinserimento lavorativo.


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I percettori occupabili sarebbero coinvolti maggiormente dagli enti locali, i quali agirebbero anche in ottica di prevenzione rispetto agli abusi. Il progetto di riforma potrebbe quindi separare la misura di sostegno dalle politiche attive per il lavoro. Offrendo incentivi legati alle assunzioni e garantendo così anche importanti sgravi alle imprese.

Il tutto per tradursi in una tempistica ridotta di fruizione del sussidio, con maggiori criteri di condizionalità per la percezione. Al contempo dovrebbe crescere il coinvolgimento delle Agenzie per il lavoro. Separando così le misure di aiuto economico destinate alle famiglie sotto la soglia di povertà dalle politiche attive di impiego.

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