Affitti brevi 2024, nuove regole su cedolare secca: cosa cambia e come funziona

Autore:
Valentina Simonetti
  • Esperta di Bonus, Fisco, Pensioni e Redditi
  • Autrice esperta di welfare ed economia aziendale
15/11/2023

Affitti brevi 2024, nuove regole su cedolare secca: cosa cambia e come funziona

Nel 2024 potrebbero cambiare significativamente le regole di tassazione sugli affitti brevi. Con la Legge di Bilancio infatti il governo dovrebbe introdurre novità per chi sceglie di pagare con il calcolo della cedolare secca. Vediamo come cambierà l’aliquota e per chi questo sistema diventerà decisamente meno conveniente rispetto all’imposta IRPEF.

Affitti brevi: quali sono le novità previste per il 2024

Sugli affitti brevi, il governo da tempo stava valutando alcune soluzioni al fine di imporre nuove tasse a chi affitta immobili non a lungo termine. Una necessità avvertita non solo per aumentare gli introiti statali ma per contrastare l’illegalità. Quindi tra le novità ci saranno anche maggiori controlli, soprattutto nelle grandi città dove le locazioni in nero, specialmente quelle destinate al turismo sono molto diffuse.

Pertanto si sta decidendo anche su un aumento generale dell’imposta, in particolare per chi ha in dotazione più appartamenti. Una misura che secondo le stime avrà un impatto su circa 640 mila alloggi, che attualmente sono affittati con contratti di durata inferiore ad un anno, dei quali la maggioranza sotto la soglia dei 30 giorni.  Sono dunque previste consistenti maggiorazioni.

Qual è la causa dell’aumento della cedolare secca sugli affitti brevi  

A causa della scarsa disponibilità di appartamenti, soprattutto nei centri abitati delle città metropolitane, il governo ha valutato una soluzione per incentivare i proprietari a concedere locazioni con contratti a lungo termine. Una vera lotta agli affitti brevi, che probabilmente, almeno per ora, si concluderà con provvedimenti che prevedono maggiori controlli, sanzioni e una tassazione aggiuntiva per chi trae profitti da questo tipo di attività.


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In particolare verrà aumentata la percentuale da pagare per la cedolare secca. Una modalità di imposta agevolata, che chi ha case in affitto può scegliere al fine di versare un tetto massimo sostitutivo a quello dell’IRPEF che invece viene calcolato sull’imponibile effettivo del reddito. la principale proposta sul tavolo del governo quindi è quella di aumentare questa percentuale, per chi ha più di un immobile locato.

Affitti brevi 2024: come funziona ora il calcolo e nuove regole

Il nuovo calcolo della cedolare secca sugli affitti brevi prevede una tassazione minima ed una massima. Diversamente da quanto definisce la riforma corrente e a partire da Gennaio 2024, la percentuale resterà al 21% solamente per i proprietari che hanno a disposizione un immobile. Mentre per chi ne possiede da due a quattro salirà l’aliquota, arrivando al 26%. Una penalizzazione di fatto per chi trae profitti dagli affitti destinati a fini non residenziali.

A questa novità si aggiunge che, chi ha contratti di locazione in numero superiore a 4 verrà equiparato non più a privato proprietario ma ad una vera e propria attività imprenditoriale. Con tutti i costi connessi all’apertura della Partita IVA e relativa tassazione.

Cedolare secca o IRPEF: quale conviene per gli affitti brevi

Come abbiamo detto i proprietari che affittano immobili possono sempre optare per il calcolo della tassazione del reddito che ne deriva in base a quanto conviene di più. Ci sono infatti due separati sistemi fiscali. Il primo è quello del pagamento in percentuale dell’imposta Irpef. Che si applica sul reddito totale del contribuente. L’altra è la cedolare secca, che prevede limiti massimi di aliquote.

Con le novità della legge di bilancio, chi dovrà pagare le tasse sugli affitti brevi sarà ora obbligato a rivedere alcuni criteri di convenienza, specialmente nel caso sia proprietario di più di un appartamento. Il motivo è perché con la percentuale al 26% da versare, potrebbe in alcuni casi risultare meno penalizzante ricorrere al versamento annuale IRPEF. Per chi è maggiormente consigliata questa ultima opzione? Sicuramente a coloro che tra tutte le attività che svolgono come un lavoro dipendente, altre indennità e affitti, non superino il primo scaglione dei 28mila euro

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