Bonus Renzi 2023, cosa cambia da quest’anno e quando arriva

Autore:
Niccolò Mencucci
11/01/2023

Bonus Renzi 2023, cosa cambia da quest’anno e quando arriva

Per quest’anno non si dovrà davvero dire addio al Bonus Renzi, l’integrazione prevista dalla Legge di Stabilità 2015 per alcuni redditi. Quando venne introdotta la prima volta, per molti era sembrata una sorta di “mancetta di Stato”, anche se aumentata negli anni in maniera sensibile.

Con la sua fine, da quest’anno è stato disposto dal Governo Meloni un nuovo trattamento integrativo, con nuovi requisiti e importi. Ma ovviamente rimangono attivi tutti i precedenti problemi insiti nel Bonus Renzi 2023, come ad esempio il conguaglio di fine anno, che tratterremo meglio in fondo all’approfondimento.

Bonus Renzi 2023: cosa cambia da quest’anno

Dalla Legge di Stabilità 2015 dell’allora Governo Renzi era disponibile un’integrazione al proprio reddito da lavoratore, del valore massimo di 80 euro per ogni mensilità. Nel corso degli anni quest’integrazione è passata da 80 a 100 euro, come nel 2020 col passaggio dal Bonus Renzi al Bonus IRPEF, fino ad arrivare a quest’anno, in cui il Bonus Renzi 2023 ritorna ma come nuovo trattamento integrativo.

Si parla di un’extra mensile del valore massimo di 120 euro, che però non può superare il tetto massimo di 1.200 euro annui. Le modalità e i requisiti sono cambiati leggermente, ma la struttura del bonus rimane pressoché la stessa anche nel 2023.


Leggi anche: Licenziamento durante malattia, è possibile? Cosa succede se si supera il limite

Quando arriva il Bonus Renzi 2023

Il trattamento integrativo Bonus Renzi 2023 è previsto per tutti i redditi da lavoro dipendente e assimilati. A seconda della fascia di reddito, il beneficiario può avere un massimo mensile di 120 euro. Il nuovo trattamento integrativo viene pagato in due modalità:

  • direttamente dal datore di lavoro, in busta paga;
  • direttamente dall’INPS.

Oltre all’integrazione mensile, è possibile richiedere il Bonus Renzi 2023 anche in un’unica soluzione, del valore massimo di 1.200 euro, riconosciuto però in quote giornaliere.

Leggi anche: Dal bonus Renzi al bonus di 100 euro in busta paga con conguaglio a fine anno

Quando si ha diritto al nuovo trattamento integrativo

Il bonus Renzi 2023 è previsto solo se si rientra in alcune specifiche categorie lavorative e sociali, quali:

  • lavoratori dipendenti pubblici e privati,
  • lavoratori in cassa integrazione,
  • percettori dell’Ape Sociale,
  • sacerdoti,
  • soci delle cooperative,
  • lavoratori socialmente utili,
  • co.co.co.,
  • titolari di stage, borse di studio o formazione professionale.

Nel caso di soggetti in disoccupazione, il bonus Renzi 2023 sarà integrato al rispettivo sussidio di disoccupazione (NASpI). A prescindere dalla categoria, bisognerà avere un reddito presunto annuale per il 2023 maggiore di 8.150 euro ma minore di 15.000 euro.

In caso di superamento della quota, si potrà ricevere il bonus Renzi 2023 in forma ridotta, purché il reddito non superi i 28.000 euro e la somma delle seguenti detrazioni siano di ammontare superiore all’imposta lorda. Parliamo ad esempio di detrazioni per:

  • lavoro dipendente,
  • carichi di famiglia,
  • interessi passivi su mutui (entro il 31 dicembre 2021);
  • spese di ristrutturazione e riqualificazione energetica sostenute fino al 31 dicembre 2022.

Leggi anche: Taglio cuneo fiscale e bonus 100 euro: spetta a entrambi i coniugi?

Il rischio del conguaglio

Questo trattamento integrativo è spettante per tutti coloro che hanno un reddito inferiore a 15.000 euro (o 28.000 euro con eventuali detrazioni), e può essere erogato anche in un’unica soluzione, a fine anno.

Purtroppo il bonus Renzi 2023 richiede una previsione di reddito, pertanto, se il calcolo sulla base di questa previsione dovesse risultare errato, si potrebbe incorrere in due scenari:

  • il bonus viene corrisposto in quantità inferiore rispetto a quanto previsto;
  • il bonus viene corrisposto in quantità superiore rispetto a quanto previsto.

Nel primo caso, il dipendente riceverà il rimborso dell’importo non percepito in busta paga da parte dell’Agenzia delle Entrate. Nel secondo caso, scatta la trattenuta dalla busta paga, perché corrisposto in eccedenza.


Potrebbe interessarti: Tredicesima mensilità 2023: a chi spetta, quanto viene tassata e come si calcola

Consigliamo di controllare bene il proprio reddito annuo lordo stimato, prima di intraprendere ogni richiesta, altrimenti si rischia di rimetterci. Conviene invece richiedere il calcolo del conguaglio quando si ha davanti la propria Dichiarazione dei Redditi 2023.

Leggi anche: Bonus Renzi di 80 euro e cassa integrazione, subisce tagli in busta paga? Le ultime news decreto Rilancio

Le foto presenti in questo articolo sono concesse in licenza a Giddy Up srl