Cartelle esattoriali 2023, stralcio parziale debiti fino a 1000 euro? Come annullarli e scadenza

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10/03/2023

Cartelle esattoriali 2023, stralcio parziale debiti fino a 1000 euro? Come annullarli e scadenza

Sta per partire la cancellazione integrale delle cartelle esattoriali inferiori ai 1.000 euro, insieme alla cancellazione parziale.

Lo stralcio parziale, tuttavia, non opera indifferentemente per tutti gli enti pubblici, ed alcuni si possono espressamente opporre al provvedimento emanato in via generale.

Vediamo qual è la procedura da seguire per inviare il modulo di mancata adesione al provvedimento di cancellazione delle cartelle esattoriali anche parziale, e poi scopriamo in che modo i soggetti debitori nei confronti dell’Agenzia delle Entrate possono verificare quali sono i propri debiti, e come opererà lo stralcio integrale delle cartelle fino a 1000 euro.

Stralcio parziale delle cartelle: cos’è

Lo stralcio parziale consiste nell’annullamento di alcune somme dovute all’Agenzia delle Entrate riscossione, diverse dalla quota capitale del debito. A differenza della cancellazione automatica, questo provvedimento si applica su:

  • Quota interessi per ritardata iscrizione al ruolo;
  • Interessi di mora;
  • Sanzioni.

La parte del debito al quale non si applica, inoltre, sono le somme di capitale e i diritti di notifica e di rimborso spese riguardanti le procedure esecutive. Le sanzioni amministrative, invece, così come le multe del Codice della Strada, prevedono soltanto l’annullamento degli interessi applicati, ma non della sanzione in sé. Quest’ultima, infatti, costituisce la quota capitale in sé considerata.

Tuttavia, perché il provvedimento di annullamento parziale possa operare, esso deve essere approvato dalle singole amministrazioni pubbliche. Infatti, entro il 31 gennaio del 2023 gli enti pubblici avrebbero dovuto esercitare espresso diniego per non applicare l’annullamento parziale.


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Da questo si evince che l’annullamento parziale opera per tutti gli enti pubblici, e il rifiuto rappresenta l’eccezione. Tuttavia, in seguito alla legge di conversione che riguarda il decreto milleproroghe, gli enti pubblici che entro il 31 gennaio non hanno espresso il loro diniego all’annullamento parziale delle cartelle possono effettuare il rifiuto del condono parziale fino al 31 marzo 2023.

Vediamo quali sono le modalità attraverso le quali le amministrazioni devono inviare la comunicazione dall’agenzia delle entrate per ottenere il diniego del annullamento parziale.

I moduli da inviare per lo stralcio parziale

Per comunicare la mancata applicazione del provvedimento, l’ente pubblico dovrà inviare un modulo in pdf diramato dall’agenzia delle entrate di riscossione, nel quale sono indicati sia il codice dell’ente creditore, sia la copia del provvedimento. Gli enti che possono inviare la comunicazione di mancata adesione sono:

  • Gli enti pubblici previdenziali;
  • Gli enti pubblici che non siano amministrazioni statali;
  • Le agenzie fiscali.

Questi soggetti dovranno inoltrare la richiesta a mezzo PEC entro il 31 marzo 2023, all’indirizzo [email protected].

Lo stralcio integrale opera anch’esso in automatico, ma gli enti appena citati possono inviare la comunicazione di mancata adesione alla stessa maniera del condono parziale.

Il termine ultimo è sempre il 31 marzo 2023, inoltre, la comunicazione di mancata adesione deve essere inviata all’ indirizzo di posta elettronica certificata su citato.

Definizione agevolata: differenze con lo stralcio

La legge di bilancio del 2023 prevede anche un pagamento in forma agevolata dei debiti che non rientrano nelle fattispecie su elencate. In particolare, esse riguardano sia lo stralcio integrale dei debiti, sia lo stralcio parziale.

Andando più nello specifico, il provvedimento riguarda tutti i debiti verso l’Agenzia delle Entrate affidati all’agente di riscossione dal primo gennaio 2000 al 30 giugno del 2022.


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Con la definizione agevolata si può versare la somma di debito residua senza dover pagare interessi di mora, sanzioni e aggio. Anche le multe stradali potranno essere definite in maniera agevolata, senza dover corrispondere il pagamento di aggio e interessi.

La definizione agevolata potrà essere spalmata in 5 anni e 18 rate al massimo, e la prima rata scade il 31 luglio del 2023. Aderire alla definizione agevolata è molto semplice, e per farlo bisogna autenticarsi sul sito dell’agenzia delle entrate riscossione e seguire la procedura prevista nel termine del 30 aprile 2023.

Lo stralcio totale: come funziona

Sta per partire lo stralcio totale delle cartelle esattoriali dell’Agenzia delle Entrate, che prende in considerazione tutte le cartelle dell’Agenzia delle Entrate di riscossione (già Equitalia) affidate all’agente di riscossione dal primo di gennaio del 2000 al 31 dicembre 2015.

Questo provvedimento, che è stato introdotto nella legge di bilancio, opererà in automatico a partire dal 31 marzo del 2023. È per questo motivo che, per vedere annullate le proprie cartelle esattoriali, bisognerà aspettare almeno il primo giorno di aprile del 2023.

Come conoscere le proprie cartelle

Per sapere quali sono i debiti che si ha nei confronti del fisco bisogna consultare il servizio online dell’Agenzia delle Entrate riscossione. Esso permetterà di ottenere un elenco completo di tutte le cartelle esattoriali al proprio carico, sia quelle che possono essere rottamate e sia quelle che non possono essere rottamate.

La verifica può avvenire senza autenticarsi nell’area privata del sito, ed in particolare deve essere effettuata come segue. Nel form all’uopo predisposto occorre inserire i propri dati personali e il codice fiscale. Inserendo anche l’email personale si potrà richiedere una e-mail col prospetto informativo delle proprie cartelle non pagate.

Si ricorda che per alcuni lavoratori la cancellazione delle cartelle esattoriali potrebbe dare qualche problema ai fini pensionistici. In particolare, lo stralcio delle cartelle esattoriali potrebbe fare grosso danno ai soggetti lavoratori autonomi che a seguito della cancellazione perderanno anni di contributi pensionistici. A questo proposito, dunque, si consiglia di valutare bene se conviene comunque pagare prima del 31 marzo.

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