Cartelle esattoriali, tasse elevate? Come evitare di pagarle legalmente e liberarsene

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06/03/2023

Cartelle esattoriali, tasse elevate? Come evitare di pagarle legalmente e liberarsene

Molti debitori dell’Agenzia delle Entrate-riscossione si chiedono spesso come non pagare le proprie cartelle esattoriali.

Sebbene molti credano che le cartelle esattoriali vadano pagate sempre, la verità è ben più sorprendente. Molte volte, infatti, è possibile che il debitore non debba pagare le proprie cartelle esattoriali scadute.

In questo articolo vedremo quali sono i modi che permettono al debitore di non pagare le proprie cartelle esattoriali nei confronti dell’Agenzia delle Entrate, a partire dalla figura del nullatenente.

Come non pagare le cartelle esattoriali legalmente

I principali metodi legali per non pagare le cartelle esattoriali riguardano il patrimonio del debitore. In primo luogo, a questo proposito, viene in rilievo la figura del nullatenente.

In questo caso, è possibile chiedere una composizione di crisi per sovraindebitamento, rivolgendosi agli organismi di composizione delle crisi da sovraindebitamento. Durante la procedura, il giudice potrà decidere per la cancellazione totale del debito.

Questo avviene, appunto per la particolare condizione del soggetto debitore, che in quanto nullatenente si ritrova a non essere in possesso di nessun bene idoneo al suo pignoramento.

Pensioni e cartelle esattoriali: come non pagare

Se si percepisce una pensione al di sotto del minimo vitale è possibile non pagare le cartelle esattoriali. Per quanto riguarda il minimo vitale, bisogna dire che esso è pari a una volta e mezza la cifra dell’assegno sociale.

Nel 2023, l’assegno sociale è uguale a 503,27 euro, che moltiplicati per 1,5 fanno 754,90 euro.

Qualora invece si percepisca un po’ di più del minimo vitale, è possibile pignorare soltanto un decimo della parte eccedente.

Questo avviene se la pensione non supera i 2.500 euro, mentre se supera i 2.500 euro, si potrà pignorare solo un settimo. Se poi va oltre i 5.000 euro, la pensione può essere pignorata al massimo per un quinto del suo importo.

Come non pagare le cartelle se si ha poco

Qualora invece Il debitore non sia nullatenente e abbia una minima disponibilità economica, il debito verrebbe ricalibrato rispetto a questa disponibilità.

Ciò significa che il debitore potrebbe pagare meno in rapporto alle proprie sostanze. Ma se non si vuole che i creditori attacchino i propri risparmi, c’è un metodo per evitare che vengano pignorate le proprie somme sul conto corrente.

In merito al pignoramento dei risparmi sul conto, qualora essi provengano dalla pensione o dal lavoro, devono essere pignorati soltanto se eccedono il triplo dell’assegno sociale. Nel 2023 si ricorda che il triplo dell’assegno sociale è pari a 1.509,81 euro.

Per evitare dunque che vengano pignorate le somme sul proprio conto bisogna semplicemente mantenere il livello del proprio conto in banca inferiore alla soglia dei 1510 euro. Per farlo, basterà ricorrere a prelievi multipli.

Evitare il pignoramento della propria casa

Qualora, a causa delle proprie cartelle esattoriali, ci si trovi in una condizione debitoria particolarmente forte, si potrebbe  andare incontro al pignoramento del proprio immobile. Tuttavia questo avviene soltanto in determinati casi, che coincidono coi seguenti:

  • Il debitore possiede più di una casa;
  • Il debitore possiede un’abitazione di lusso;
  • La propria casa ha un valore di 120.000 euro a fronte di un debito superiore ai 120.000 euro.

Al netto delle ipotesi appena elencate, dunque, prerogativa essenziale per evitare che l’Agenzia delle Entrate pignori i beni immobili di proprietà, è fare in modo che il proprio debito sia inferiore ai 120 mila euro.

Di conseguenza, a fronte di una quantità di cartelle esattoriali per un valore pari a 130.000, sarà sufficiente versare 11.000 euro all’Agenzia delle Entrate. In questo modo si potrà impedire il pignoramento.

Inoltre, scavando a fondo, c’è un’ultima circostanza che, se dovesse ricorrere, permette di non pagare le cartelle esattoriali. Analizziamola.

La prescrizione delle cartelle esattoriali

Perché l’Agenzia delle Entrate possa pretendere il pagamento delle cartelle esattoriali, la stessa Agenzia deve inviare al debitore l’avviso di pagamento, e successivi solleciti. Se questo non avviene per un lasso di tempo predefinito dall’ultimo avviso, ci si può avvalere della prescrizione.

La prescrizione ordinaria del debito nei confronti dell’Agenzia delle Entrate avviene qualora lo stesso ente non invi un sollecito di pagamento per 10 anni. Ciò, avviene, in particolare in caso di:

  • Imposta di registro;
  • Imposta ipocatastale;
  • Irap;
  • IRPEF;
  • Canone RAI;
  • Diritti della Camera di commercio;
  • Iva.

Se invece si tratta di multe stradali, imposte di enti locali quali IMU, tari e simili, contributi previdenziali e sanzioni amministrative, bisognerà attendere solo cinque anni.


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Da ultimo, se il sollecito di pagamento per la cartella esattoriale relativa al bollo auto non viene inviato per tre anni, anche la tassa automobilistica cadrà in prescrizione.

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