Dichiarazione dei redditi, istruzioni sulla tassazione degli immobili: differenze e agevolazioni

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08/05/2023

Dichiarazione dei redditi, istruzioni sulla tassazione degli immobili: differenze e agevolazioni

La tassazione degli immobili in Italia è un argomento complesso e spesso fonte di dubbi per i proprietari di immobili. Eppure, il possesso di un appartamento deve essere inserito in dichiarazione dei redditi.

Per questo, ogni anno, al momento di compilare la dichiarazione dei redditi, i proprietari di immobili devono dichiarare il valore degli immobili di loro proprietà e il reddito da essi derivato.

In questo articolo, analizzeremo come funziona la tassazione degli immobili nel Modello 730 o nel modello Redditi Persone fisiche. Nel dettaglio, cercheremo di capire come dichiarare il possesso di immobile sia per le abitazioni locate che per quelle non locate, dato che questa situazione può fare enorme differenza. Infine, scopriremo quali agevolazioni è possibile richiedere.

Dichiarazione dei redditi: differenza tra abitazioni locate e non locate

Prima di analizzare come funziona la tassazione degli immobili e come presentare il possesso di un locale o un’abitazione in dichiarazione dei redditi, è importante fare una distinzione tra gli immobili locati e quelli che, invece, risultano non locati.

Le abitazioni locate sono gli immobili che vengono affittati a terzi: in questo caso, il proprietario dell’immobile percepisce un reddito da locazione, che va indicato nel Modello 730 o nel Modello Persone Fisiche.

Tra le abitazioni non locate, invece, rientrano gli immobili adibiti ad uso privato, come ad esempio la casa di proprietà, e quelli che non sono attualmente affittati a terzi.

Come funziona la tassazione degli immobili in dichiarazione dei redditi?

In entrambi i casi, l’immobile deve essere inserito all’interno della dichiarazione dei redditi del contribuente. Tuttavia, vengono a crearsi due situazioni differenti.


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È vero che l’immobile in affitto crea una rendita ed un’entrata mensile al contribuente e che, per tale ragione, aumenta la capacità contributiva del proprietario.

Ma è vero anche che il contribuente in possesso di immobile non locato deve comunque inserire in dichiarazione dei redditi questi possedimenti. Infatti, in caso di abitazione o locale non sottoposti a locazione si parla di rendita catastale rivalutata.

In sostanza, anche se non genera entrate perché non affittato, un immobile non locato deve comunque essere inserito in Modello 730 o in Modello Redditi PF. In entrambi i casi, il contribuente sarà tenuto a pagare l’IRPEF prevista.

Immobile non locato in dichiarazione dei redditi: le agevolazioni per l’abitazione principale

Nel caso in cui il contribuente sia proprietario di un immobile non locato, l’IRPEF da pagare viene calcolata in modo forfettario, tendendo conto della categoria catastale, della zona di ubicazione e di altri fattori, come la classe dell’immobile stesso.

Ovviamente, non tutti gli immobili non affittati vengono valutati allo stesso modo in dichiarazione dei redditi. In caso di un’abitazione principale, il contribuente può ottenere una deduzione dal reddito complessivo.

Questo vuol dire che l’IRPEF, sulle abitazioni principali, non va pagata. L’imposta viene però prevista per tutti gli altri immobili non affittati in possesso del contribuente.

Come presentare dichiarazione in caso di immobili locati

Nel caso di rendita mensile derivante da immobile locato, in dichiarazione dei redditi questa situazione andrà indicata. Indicazione che andrà effettuata con obbligo nel Modello 730 che nel Modello Redditi Persone Fisiche, a seconda dei casi.

In questo caso specifico, il contribuente ha due alternative.

In primo luogo, può se ha scelto di affittare l’immobile con contratto standard dovrà presentare, in dichiarazione dei redditi, il 95% del canone, mentre il 5% è previsto come deduzione forfettaria. Inoltre, l’aliquota prevista è del 21%.


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Per chi ha scelto invece un con tratto di affitto con cedolare secca, dovrà pagare un’imposta che sostituisce sia l’IRPEF che tutte le eventuali addizionali. In questo caso, l’aliquota scende al 19%.

Tuttavia, con cedolare secca non si potrà richiedere l’eventuale aggiornamento del prezzo d’affitto. Si tratta quindi di un’opzione popolare, ma che ha i suoi limiti e che, per questa ragione, non sempre viene scelta.

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