Le 3 armi imprevedibili con cui il fisco scopre chi non paga le tasse

Autore:
Gianluca Di Fuccia
10/11/2023

Le 3 armi imprevedibili con cui il fisco scopre chi non paga le tasse

E’ opinione diffusa e comune credere che dietro un accertamento fiscale ci sia un funzionario dell’Agenzia delle Entrate davanti ad un computer sempre pronto ad analizzare le dichiarazioni dei redditi di tutti i cittadini o comunque di quelli a maggior rischio evasione. Si tratta però di un’idea davvero malsana, soprattutto poiché è in primis l’Agenzia delle Entrate stessa che non possiede risorse così numerose. Inoltre, svolgere un lavoro del genere sarebbe non solo estremamente faticoso ma richiederebbe una grossa mole di tempo. Ecco perchè i funzionari dell’AdE adoperano diversi software che sono in grado, attraverso il confronto di alcuni indicatori presenti nell’anagrafe tributaria, di verificare automaticamente le possibili condotte illecite. Quali sono questi strumenti? Alcuni sono piuttosto datati e oggi sono poco utilizzati, altri invece costituiscono un grosso supporto nelle indagini: vediamoli insieme uno per uno.

Come funziona il Redditometro e chi è soggetto ad esso 

Questo software è in grado di confrontare da un lato le spese sostenute in un periodo di imposta e dall’altro i redditi dichiarati dal contribuente. Qualora le uscite dovessero risultare superiori di oltre il 20% alle entrate, scatterebbe un allarme che porterebbe l’ufficio a chiedervi diverse spiegazioni. Dove sono stati presi i soldi per fare tutte queste spese? A far scattare il Redditometro sono soprattutto alcuni beni considerati di lusso come auto, abitazioni, viaggi, finanziamenti, canoni di locazione. È chiaro che se vengono dichiarati 300 euro al mese ma poi vengono pagati 900 di affitto c’è qualcosa che non torna. Sono tutte spese per le quali l’Agenzia delle Entrate viene notiziata in quanto il contribuente, nel sostenerle, deve fornire il proprio codice fiscale. In ogni caso, secondo la Cassazione, nel valutare il potere di acquisto di ogni contribuente, il fisco deve tenere conto anche dell’eventuale contributo offerto dai familiari conviventi. In tal modo, è normale che un ragazzino disoccupato possa permettersi un motorino, in quanto ottenuto grazie ai soldi dei genitori. Tuttavia proprio per evitare eventuali contestazioni, è consigliato sempre di fare trasferimenti di denaro con mezzi tracciabili come ad esempio bonifici o assegni non trasferibili.


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Cosa controlla il Risparmiometro e a chi si applica

E’ un algoritmo innovativo sviluppato dall’Agenzia delle Entrate e serve a monitorare la corrispondenza tra i risparmi e redditi dichiarati. Il Risparmiometro funziona un po’ come il redditometro ma la differenza è che invece di calcolare le spese effettuate, verifica l’entità dei soldi risparmiati e accumulati sul conto corrente. Il risparmiometro è dunque in grado di verificare se il volume di denaro risparmiato sul conto corrente è incompatibile con le spese che un contribuente medio deve sostenere per mantenere se stesso e la sua famiglia. Se risulta che il reddito lasciato in banca è superiore a questa soglia, subito scatta un accertamento fiscale, più propriamente una chiamata dal registro dei rapporti finanziari.

Che cos’è l’anagrafe dei conti correnti e di cosa si occupa

L’Anagrafe dei conti correnti è un maxi database con cui il fisco controlla tutti i contratti cittadini e istituti di credito. Si tratta di un archivio alimentato dalle informazioni che le stesse banche forniscono al fisco e che annualmente aggiornano. In questo calderone finiscono i conti correnti, finanziamenti, investimenti e le cassette di sicurezza e in tal modo l’Agenzia delle Entrate è in grado di sapere tutto ciò che è un contribuente fa coi propri soldi: versamenti in contanti, prelievi, bonifici ricevuti ed effettuati e non in ultimo il saldo conto.

Ogni volta che c’è un versamento o un bonifico sul conto corrente che non è indicato nella dichiarazione dei redditi, questo si presume sia imponibile e quindi da tassare. Spetta al contribuente dimostrare il contrario, ossia che risulti come una donazione o che è stato già tassato alla fonte come una vincita al gioco. Se questa prova non viene fornita scatta subito l’accertamento fiscale.

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