Riforma Fiscale: tasse ridotte su pane, pasta e latte? Cos’è l’IVA zero e quanto si risparmia

Autore:
Valentina Simonetti
  • Esperta di Bonus, Fisco, Pensioni e Redditi
  • Autrice esperta di welfare ed economia aziendale
09/03/2023

Riforma Fiscale: tasse ridotte su pane, pasta e latte? Cos’è l’IVA zero e quanto si risparmia

Le famiglie italiane sono alle prese con un aumento dei prezzi che sta coinvolgendo tutti i settori. In particolare quello degli alimentari e delle bollette. Per arginare la difficoltà e diminuire il tasso di inflazione il Ministero dell’Economia sta pensando ad inserire nella manovra fiscale un decreto che potrebbe incrementare il potere d’acquisto delle famiglie. IVA azzerata su molti beni considerati primari. Vediamo cosa potrebbe cambiare e quali prodotti costeranno meno.

Aumento prezzi e inflazione, la soluzione del governo

I prezzi di tutti i prodotti sono aumentati. A causa del confiltto Russia Ucraina, e dell’instabilità economica provocata dal post pandemia l’inflazione è arrivata a livelli record. Di conseguenza il potere d’acquisto degli italiani è notevolmente diminuito.

I dati parlano chiaro: già lo scorso dicembre si era verificato un incremento di quasi il 45% in più rispetto al 2021 per tutti i prodotti alimentari di base, oltre alle forniture di energia domestiche e carburanti. Causato soprattutto dalle scarse risorse disponibili e dai costi più elevati delle materie prime.

Quindi articoli come pane, latte, olio, ortofrutta e formaggi hanno subito rialzi impressionanti costringendo talvolta i nuclei familiari meno abbienti a privarsi di alcune necessità. Il governo sta studiando una soluzione, e negli ultimi giorni è stata riproposta l’ipotesi di inserire nella manovra di riforma fiscale anche l’esenzione totale dell’IVA su molte categorie di beni.


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Decreto IVA zero: come funziona e da quando parte

il vice ministro dell’Economia Maurizio Leo, ha annunciato che nell’incontro che si terrà la prossima settimana per discutere sulla riforma del fisco, verrà presentata anche la proposta “IVA ZERO”, un’agevolazione che potrebbe essere destinata ad alcuni prodotti considerati beni di prima necessità.

Una richiesta che è stata avanzata anche dall’Unione Europea che ha lasciato libertà agli stati per decidere di esentare le imposte in base alle singole esigenze. La misura però potrebbe essere temporanea, come già accaduto con i dispositivi Covid, e quindi prevedere l’azzeramento delle tasse ma limitato ad un certo periodo. La riforma dell’IVA e dell’IRPEF è tra gli obiettivi principali del governo e quindi oltre ad introdurre l’esenzione totale su alcune categorie potrebbe anche ritoccare le aliquote, che saranno diminuite su altre.

Quali prodotti saranno esenti IVA

Il progetto IVA zero, consisterà nell’individuare una serie di beni alimentari primari ai quali scontare totalmente l’Imposta sul valore aggiunto. Si creerà così una specie di carrello della spesa essenziale, composto da prodotti di base. Potrebbero presto essere esenti da IVA e quindi costare molto meno articoli di consumo quotidiano, tra cui alcuni attualmente soggetti all’aliquota del 4%, mentre altri al 10% come:

  • Farine, pane e pasta
  • Latte fresco e formaggi
  • Carne e pesce
  • Ortofrutta
  • Acqua minerale

La lista ovviamente dovrà essere definita con esattezza nelle prossime settimane. Dalle anticipazioni però riguarderà soltanto i generi alimentari attualmente inseriti nell’elenco ISTAT dei prodotti considerati come necessari al soddisfacimento dei bisogni primari.

IVA zero, quanto si risparmia?

Con il decreto IVA zero, secondo quanto anticipato dal Codacons, le famiglie potrebbero arrivare a risparmiare fino a 300 euro l’anno sulla spesa alimentare, con benefici anche per commercianti ed albergatori. Le opinioni però sono contrastanti. Per l’Unione Nazionale Consumatori ad esempio, questa ipotesi non può essere di grande aiuto per le famiglie perchè anche nel caso di azzeramento totale, facendo i calcoli, il risparmio sarebbe al massimo di 25 euro l’anno.


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Poi ci sono vari problemi da affrontare in merito. Il primo sarebbe il costo per finanziare il decreto che peserebbe sulla spesa pubblica di circa 500 milioni di euro, necessari per compensare le mancate entrate fiscali. Il secondo invece è il rischio che con poco monitoraggio i produttori possano ritoccare i prezzi ed intascare a loro volta la percentuale di sconto IVA.  Facendo perdere così, non solo il vantaggio dell’esenzione, ma addirittura andare ad aumentare ulteriormente il costo al dettaglio di tali prodotti.

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