Stralcio cartelle 2023, contributi compromessi? Quando la pensione è a rischio e come evitarlo

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08/03/2023

Stralcio cartelle 2023, contributi compromessi? Quando la pensione è a rischio e come evitarlo

Lo stralcio delle cartelle esattoriali comporta rischi notevoli per la pensione di alcuni soggetti, che non avendo pagato alcuni contributi, perderebbero interi anni di contribuzione.

In questo modo, alcuni lavoratori sarebbero costretti a rimandare la propria pensione di diversi anni. Tutto questo non riguarda però i lavoratori dipendenti che sono protetti da un’espressa disposizione di legge.

In questo caso, infatti, l’eventuale stralcio di cartelle inferiori ai mille euro sarebbe soltanto un toccasana per il datore di lavoro, e nulla rileverebbe ai fini pensionistici per chi percepisce uno stipendio.

In questo articolo vedremo quali categorie rischiano di andare in pensione più tardi in seguito allo stralcio delle cartelle esattoriali, ma soprattutto come fare per evitare che ciò accada.

Pensione e stralcio cartelle: i lavoratori coinvolti

I lavoratori che potrebbero subire un grosso danno per effetto dello stralcio delle cartelle esattoriali inferiori ai 1.000 euro, sono identificabili nelle seguenti categorie:

  • Lavoratori iscritti alla gestione separata parasubordinati o autonomi che siano;
  • Artigiani;
  • Commercianti;
  • Agricoltori lavoratori autonomi.

L’INPS stessa ha avvertito del pericolo che le pensioni di queste categorie di lavoratori corrono a causa dello stralcio delle cartelle esattoriali.

Nella nota dell’INPS inviata all’ordine dei commercialisti, si spiega che bisogna far fronte ai contributi non versati entro il 31 marzo del 2023. La questione non è di poco conto, e l’istituto di previdenza ha spiegato perché ciò avviene.

Lo stralcio cartelle non riguarda i dipendenti

Dal 31 marzo del 2023 verranno automaticamente cancellate le cartelle esattoriali inferiori a 1.000 euro affidate all’agente di riscossione dal 2000 al 2015.

I lavoratori dipendenti non subiranno alcun danno da questa situazione perché loro sono tutelati dall’articolo 2116 del codice civile. La lettera della norma dice che i lavoratori dipendenti potranno avere la pensione anche se ci sono dei periodi nei quali il datore di lavoro non ha versato contributi. Gli autonomi e i parasubordinati però non godono della stessa tutela, in quanto sono loro stessi a dover provvedere al versamento.

Perché lo stralcio cartelle rimanda la pensione

Quando si è il lavoratore agricolo, per fare un esempio, se non si versa una sola rata di contributi durante l’anno, perderà i propri contributi versati per tutto il periodo di riferimento.

Per questo motivo, se viene stralciata la cartella relativa a un mese soltanto dell’anno 2008, per esempio, ci sarà la perdita totale dei contributi per tutto l’anno 2008.

In questo caso, l’unica soluzione consiste nel procedere al pagamento dei propri contributi pensionistici, anche inferiori ai 1.000 euro, e che riguardano gli anni dal 2000 al 2015, entro e non oltre alla fine di marzo 2023.

Se il lavoratore non si muovesse di sua spontanea volontà, si potrebbe correre il rischio di perdere intere annualità di contributi, anche versati. I lavoratori agricoli sono stati presi come esempio, ma tutte le categorie su elencate subiranno lo stesso trattamento se non dovessero provvedere tempestivamente al versamento dei contributi.


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Come opera lo stralcio delle cartelle 2023

Come si anticipava in apertura, il nuovo governo ha inserito nella legge del bilancio una disposizione dedicata allo stralcio delle cartelle inferiori ai 1.000 euro.

Questo provvedimento si è reso necessario in quanto l’esecutivo ha ritenuto che i debiti nei confronti dell’Agenzia delle Entrate-riscossione, se affidati all’agente di riscossione dal 2000 al 2015, sono difficilmente recuperabili. Per questo motivo, le cartelle pari o inferiori a 1.000 euro saranno cancellate.

La cancellazione di questi debiti, però, non è avvenuta all’inizio dell’anno, ma avverrà a partire dal 31 marzo 2023. Essa sarà automatica e qualora i lavoratori autonomi non provvedano al pagamento dei contributi non versati, dai quali sono derivate le cartelle esattoriali, potrebbero perdere intere annualità di pensione.

Per questo motivo, l’INPS ha avvertito i dottori commercialisti di ragguagliare i propri clienti che, in seguito alla cancellazione delle cartelle, potrebbero perdere contributi e andare in pensione più tardi.

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