Trattamento fine servizio (TFS e TFR): la lunga attesa degli statali

Autore:
19/08/2022

Trattamento fine servizio (TFS e TFR): la lunga attesa degli statali

Trattamento fine servizio o fine rapporto di lavoro, un istituto sul quale moltissimi lavoratori fanno affidamento per poter raggiungere la serenità economica durante la vecchiaia. Si tratta infatti di una certezza importante per i lavoratori pubblici, che oggi si trovano a far fronte alla crescita dell’inflazione. Purtroppo, entrare in possesso della somma maturata negli anni non è sempre semplicissimo.

La parola chiave in questo caso è il termine pazienza. Tutto ciò, anche considerando che a volte è necessario attendere fino a tre anni per poter incassare il dovuto. Un periodo che in tempi di crescita dei prezzi rischia di offrire una cifra alterata dall’inflazione. In questo contesto si è fortunatamente inserito il rinnovo del cosiddetto anticipo TFR – TFS, avvenuto nelle scorse settimane. Vediamo di cosa si tratta e quali effetti potrà produrre.

Trattamento fine servizio: la disparità con i dipendenti privati

La necessità di un accordo per garantire l’anticipo del trattamento fine servizio ai dipendenti pubblici è sorta per le regole di liquidazioni presenti nella pubblica amministrazione. Infatti, per questi lavoratori la possibilità di ricevere il TFS prevede l’attesa di almeno 12 mesi per cessazioni di lavoro avvenute al raggiungimento dei limiti di età o di servizio.


Leggi anche: Licenziamento durante malattia, è possibile? Cosa succede se si supera il limite

Solo in caso di cessazione per inabilità o decesso il trattamento viene erogato entro 105 giorni dall’evento. Mentre per dimissioni volontarie o licenziamento, è necessario attendere non meno di 24 mesi. Chiaramente, il quadro risulta penalizzante in particolare rispetto ai dipendenti del settore privato, che possono ricevere il TFR già dopo poche settimane.

In sintesi, per i dipendenti pubblici sono previsti termini posticipati di pagamento del trattamento finale rispetto al collocamento a riposo. Oltre a decorrenze frazionate in relazione all’importo totale della prestazione che deve essere pagata. Per cercare di ovviare alle differenze con il settore privato il legislatore ha avviato l’istituto dell’anticipo TFS – TFR.

Trattamento fine servizio: TFS e TFR in anticipo con il rinnovo dell’accordo quadro

Il problema della disparità di trattamento tra settore pubblico e privato è stato affrontato con l’anticipo finanziario del trattamento fine servizio (TFS) e del trattamento fine rapporto di lavoro (TFR). Nella pratica, si tratta di un finanziamento che punta a garantire una parte o il totale dell’indennità non ancora liquidata. Tutto ciò, senza dover aspettare i tempi ordinari di pagamento.

Il finanziamento ha natura agevolata e può essere concesso per un massimo di 45mila euro (l’importo è da considerare come netto). Grazie al rinnovo dell’accordo quadro, i dipendenti pubblici potranno continuare a chiedere alle banche convenzionate un prestito con un tasso d’interesse calmierato. Attualmente il costo è fissato infatti allo 0,4%, maggiorato del rendimento annuo dei titoli di Stato. Complessivamente, l’anticipo può arrivare a costare fino al 2%.

La situazione paradossale per chi usufruisce delle quote: servono anni per avere il TFS

Purtroppo la necessità di sottoscrivere un prestito per avere il TFS o TFR in tempi ordinari è imprescindibile soprattutto per i lavoratori che usufruiscono di un anticipo pensionistico. È il caso di coloro che scelgono il sistema delle quote 100 o 102, oppure l’opzione donna.

Riepilogando, i tempi di pagamento del TFS prevedono un’attesa di 12 mesi più 90 giorni di lavorazione pratica dalla maturazione dei 67 anni di età. In alternativa, occorre attendere 24 mesi più 90 giorni dalla data di maturazione (teorica) dei requisiti contributivi per la pensione anticipata. Secondo la legge Fornero, questi corrispondono a 41 anni e 10 mesi per le donne e a 42 anni e 10 mesi per gli uomini.


Potrebbe interessarti: Tredicesima mensilità 2023: a chi spetta, quanto viene tassata e come si calcola

Ecco quindi perché le regole di liquidazione del TFS nella PA prevedono di fatto l’attesa del compimento dei 67 anni per avere la prima rata di liquidazione. Per chi sceglie la pensione anticipata, serve comunque un’attesa di 24 mesi, a cui poi vanno aggiunti i tempi di lavorazione della pratica da parte dell’Inps. È chiaro che dover aspettare i termini ordinari si traduce per molti lavoratori in un’attesa eccessiva.

La questione dei ritardi per il pagamento del trattamento di fine servizio

A quanto evidenziato finora si aggiunge anche il problema dei ritardi nella gestione della pratiche legate al trattamento fine servizio. La lavorazione delle domande richiede infatti tempi lunghi e in alcuni casi questi si prolungano a dismisura. Tempi di attesa che si aggiungono a quelli ordinari e che ovviamente si ripercuotono sui pagamenti.

Purtroppo al momento la situazione rimane oggettivamente questa e per chi ha necessità di entrare velocemente in possesso del proprio TFS l’unica strada percorribile resta quella del prestito. La questione non appare comunque ancora chiusa, visto che sul pagamento della liquidazione nel pubblico è atteso un parere da parte della Corte Costituzionale.

Le foto presenti in questo articolo sono concesse in licenza a Giddy Up srl