Sangue infetto: si torna ad indagare sullo scandalo che conta 2.400 vittime

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27/09/2018

Qualche giorno fa è stata avviata un’inchiesta sullo scandalo del sangue infetto che provocò la morte di almeno 2.400 persone negli anni ’70-’80.

Sangue infetto: si torna ad indagare sullo scandalo che conta 2.400 vittime

Qualche giorno fa il Regno Unito ha avviato un’inchiesta sullo scandalo del sangue infetto che provocò la morte di almeno 2.400 persone tra gli anni ’70 e ’80. L’inchiesta dovrà determinare in che modo si è svolta la vicenda. Non sarà semplice dato che negli anni si è spesso tentato di distruggere le prove o di non cedere informazioni.

Scandalo del sangue infetto

Le vicende legate allo scandalo del sangue infetto sono avvenute intorno agli anni ’70 e ’80 del secolo scorso e hanno coinvolto molti rappresentanti della sanità. La vicenda è una delle tante di Mani pulite, ovvero la serie d’inchieste giudiziarie condotte in quel periodo in Italia che accompagnò lo scandalo di Tangentopoli. Durante quegli anni infatti alcune case farmaceutiche misero sul mercato alcuni flaconi di sangue presi da individui ad alto rischio (ad esempio carcerati, tossicodipendenti, etc.). Di conseguenza, molte migliaia di persone in tutto il mondo furono infettate dai virus dell’AIDS e dell’epatite C.

Al tempo non esistevano ancora dei test specifici contro l’AIDS o l’epatite C, ma molti considerarono intenzionale la scelta delle case farmaceutiche di usare sangue infetto. Inoltre, alcune case come la Bayer e la Baxter continuarono a vendere i flaconi infetti anche dopo che lo scandalo venne fuori. Soltanto in Italia le industrie farmaceutiche sono riuscite a corrompere moltissime persone, tra cui influenti politici.

Secondo i dati dell’Associazione politrasfusi, tra il 1985 ed il 2008, sono state 2605 le vittime di trasfusioni con plasma infetto ed emoderivati. Ben 66.000 sono le richieste di risarcimento da parte dei pazienti al Ministero della Salute. Nel dicembre 2008 circa 49.000 persone hanno ottenuto un assegno di 1080 euro a bimestre. Inoltre, lo Stato Italiano ha chiesto a Duilio Poggiolini, l’allora direttore generale del servizio farmaceutico nazionale, un risarcimento di 60 milioni di euro.


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La Procura della Repubblica di Napoli, che aveva ricevuto il trasferimento dell’inchiesta dal tribunale di Trento nel 2003, ne aveva richiesto l’archiviazione nel 2005 per prescrizione dei termini, impossibilità di prova del nesso di causa ed incompetenza territoriale. Qualche anno dopo, però, durante alcune udienze, le parti civili si sono dimostrate totalmente contrarie alla richiesta di archiviazione.

L’inchiesta

Sangue infetto: si torna ad indagare sullo scandalo che conta 2.400 vittime

Il 31 luglio 2008 la Procura di Napoli ha richiesto il rinvio a giudizio per omicidio colposo plurimo di Duilio Poggiolini e altri 10 imputati. Il processo è attualmente ancora in corso.

Qualche giorno fa, lunedì 24 settembre, si è deciso di avviare un’inchiesta sullo scandalo, ma non Italia, bensì nel Regno Unito. Non sarà semplice arrivare ad una soluzione una volta per tutte. In tutti questi anni, circa una trentina dallo scandalo ad oggi, molte prove sono state occultate e molte informazioni non verranno facilmente rivelate. L’inchiesta durerà almeno due anni e mezzo e sarà guidata dal giudice in pensione Brian Langstaff. La sua apertura è stata accolta da un rappresentante delle vittime, l’avvocato Des Collins, il quale ha dichiarato che:

“Per le persone colpite, le loro famiglie e gruppi (che avevano fatto una campagna per questo), questo è un giorno che nessuno pensava che sarebbe successo”.

Nel 2017 il governo del Regno Unito ha deciso di aprire un’inchiesta pubblica. Un precedente sondaggio concluso nel 2009 aveva stabilito che il governo avrebbe dovuto agire prima per due motivi: aumentare il flusso di sangue britannico e porre fine alla dipendenza dalle importazioni.

In base a un recente report parlamentare, circa 7.500 persone risultarono infette da una malattia dopo delle trasfusioni di sangue contaminato provenienti dagli Stati Uniti. Molte di queste erano malati di emofilia che necessitavano di somministrazioni regolari di fattore VIII della coagulazione del sangue. Il Regno Unito importò sangue ed emoderivati, ma molti prodotti erano infetti.


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