Stipendi, aumenti obbligatori se la busta paga è bassa? A chi spettano e perchè

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06/04/2023

Stipendi, aumenti obbligatori se la busta paga è bassa? A chi spettano e perchè

3,96 euro all’ora non sono abbastanza per garantire un’esistenza libera e dignitosa, e il caso potrebbe riguardare più di 100.000 posti di lavoro: ecco quando scatta l’aumento dello stipendio obbligatorio.

La sentenza del tribunale di Milano apre uno spiraglio di luce per molti lavoratori sottopagati. In Italia, infatti, un quarto dei lavoratori dipendenti percepisce meno di 780 euro al mese. Si rende dunque necessario aprire gli occhi di fronte a una condizione lavorativa diffusa di sostanziale sfruttamento.

Il giudice del lavoro di Milano ha stabilito il risarcimento della lavoratrice veneta, che ha chiesto e ottenuto un aumento dello stipendio secondo il principio stabilito dall’art. 36 della costituzione.

Aumento in busta paga: la sentenza che cambia tutto

Il caso che potrebbe cambiare le sorti di migliaia di lavoratori è quello di una donna di Padova. Impiegata in una società di vigilanza privata, la signora lavorava come portiera per 3,96 euro all’ora, una paga che ogni mese diventava di soli 640 euro al netto delle tasse.

Considerando la retribuzione come uno stipendio da fame, la signora decide di rivolgersi all’associazione Adl Cobas e agli avvocati di Padova Giacomo Gianolla e Giorgia D’Andrea per fare ricorso al giudice del lavoro del Tribunale di Milano. La causa è iniziata nel novembre 2022, e si è conclusa con sentenza favorevole il 30 marzo scorso, con la condanna della società di vigilanza a risarcire la lavoratrice.

Nella fattispecie, il giudice ha deciso che il datore di lavoro della signora dovrà corrispondere 372 euro lordi al mese a titolo di indennizzo, per un totale di 6.700 euro. La cifra decisa fa riferimento alla differenza di trattamento retributivo tra lo stipendio della lavoratrice e quello stabilito dal contratto collettivo di portierato multiservizi, diverso rispetto a quello che regolamentava il lavoro della signora.

Altri lavoratori potrebbero avere un aumento in busta paga

Il contratto collettivo nazionale che regolamentava lo stipendio della lavoratrice era quello relativo ai Servizi Fiduciari della vigilanza privata, che non veniva rinnovato da 8 anni. Secondo il tribunale, quanto stabilito dal contratto collettivo nazionale non poteva ritenersi valido, e quindi era necessario annullare le disposizioni del CCNL che decidevano la retribuzione.


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La situazione risulta analoga per molti altri lavoratori italiani. Secondo Marco Zanotto, attivista e delegato di Adl Cobas, questo precedente potrebbe aprire la strada ad oltre 100.000 ricorsi analoghi. Un numero simile di lavoratori, dunque, potrebbe ottenere un aumento salariale dopo aver citato in giudizio il proprio datore di lavoro.

Aumento in busta paga: cosa succede adesso

Sebbene il cammino per ottenere un aumento generalizzato in busta paga sia ancora lungo, la strada è ormai tracciata. È da tempo che il leader del Movimento 5 stelle Giuseppe Conte preme perché venga introdotta una legge sul salario minimo.

La maggioranza, invece, è da sempre contraria a una regolamentazione nazionale della materia, e oppone resistenza da tempo. Per l’esecutivo, infatti, bisogna procedere col potenziamento della contrattazione collettiva. In particolare, il centrodestra è dell’opinione che bisogna limitare la contrattazione da parte di sindacati minori.

Ad ogni modo, come abbiamo appena visto, la paga inferiore era prevista proprio dal contratto stipulato dal sindacato di categoria nazionale, che non era oggetto di revisione da diversi anni. Di conseguenza, appaiono oltremodo opportune le parole dell’associazione Adl Cobas, secondo la quale ci sarebbe bisogno di una legge nazionale, e quindi di creare:

“Un sistema di tutele universale per tutti i lavoratori e le lavoratrici, non soggetto a rapporti di forza squilibrati, e che li tuteli dal lavoro povero. Speriamo che questa sentenza faccia capire alle sigle sindacali che hanno firmato questi contratti inaccettabili a livello nazionale che non si può andare avanti così. Per noi la conseguenza deve essere l’istituzione del salario minimo a dieci euro l’ora”.

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