Truffa Bonus 18enni, denaro in contante in cambio di una percentuale

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29/01/2020

Il Bonus Cultura pensato per i neo diciottenni è diventato soggetto di truffa da parte di esercenti che cedevano i 500 euro in contanti in cambio di una percentuale.

Truffa Bonus 18enni, denaro in contante in cambio di una percentuale

Continuiamo a parlare dell’argomento Bonus Cultura 18anni ed in particolare vogliamo parlarvi dell’ennesima truffa ai danni di questa misura pensata dal governo Renzi per incentivare il più possibile il rapporto tra i giovani e la cultura. Come abbiamo detto, già in passato ci sono state delle truffe che solo col passare del tempo sono arrivate a galla; o meglio, una parte di esse sono state portate alla ribalta pubblicamente. La truffa del Bonus Cultura è sempre la stessa: gli esercenti davano dei soldi in contati ai ragazzi invece di Voucher per l’acquisto di prodotti o attività culturali. Ovviamente, questo atteggiamente va contro la misura e di conseguenza è reato vero e proprio. La cosa peggiore è che gli esercenti che si occupavano di dare i 500 euro in contati ai ragazzi pretendevano anche di avere una percentuale sulla stessa somma convertita. Di conseguenza, i 18enni ricevavano meno dei 500 euro previsti.

Ancora truffe nel Bonus Cultura 18enni, denaro in contante in cambio di una percentuale

Come abbiamo detto in precedenza non si tratta dell’unico caso di truffa ai danni della misura Bonus Cultura 18enni.

Siamo nel napoletano e grazie ad un’indagine svolta dai finanzieri, quattro persone dai 72 ai 32 anni di età sono stati accusati di reato di truffa ai danno dello Stato proprio nel convertire la misura del Bonus in soldi in contanti.

Le quattro persone sopra citate attraverso l’azione di cedere i 500 euro in contanti ai ragazzi, ne pretendevano una percentuale.

Tali persone sono state anche appoggiate da enti convenzionati alla misura.

Gli enti sopra riportati, tutte cartolibrerie, cedevano ai 18enni benificiari del Bonus una somma pari a 200 o 300 euro, molto meno rispetto ai 500 euro previsti.


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Da questi 500 essi chidevano una percentuale per il lavoro svolto.

Ma non solo in Campania: altre persone sparse in diverse zone della penisola erano interessate a fare lo stesso e venivano contattati dai napoletani.

 

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