Contributi previdenziali, genitori esentati dalla contrazione: come funziona e perchè

Autore:
Valentina Simonetti
  • Esperta di Bonus, Fisco, Pensioni e Redditi
  • Autrice esperta di welfare ed economia aziendale
04/04/2023

Contributi previdenziali, genitori esentati dalla contrazione: come funziona e perchè

La contrazione dei contributi previdenziali è una condizione che può verificarsi penalizzando i lavoratori nel diritto al trattamento pensionistico. Bisogna infatti fare attenzione al calcolo quando subentrano alcuni fattori come il minimo giornaliero, che se non rispettato può limitare l’accredito e ridurre le settimane conteggiate da INPS. Vediamo chi rischia e in quali casi particolari invece subentra la clausola di protezione e tutela grazie ai contributi figurativi.

Contributi previdenziali obbligatori, come funziona l’accredito

I contributi previdenziali sono dovuti all’ente assicurativo che garantisce al lavoratore non solo la pensione futura ma anche i periodi di uscita dal lavoro indennizzati, come malattia e disoccupazione. Il versamento è dovuto dal datore di lavoro che paga anche la quota percentuale trattenuta mensilmente dalla busta paga del dipendente. La proporzione di pagamento è per due terzi a carico del lavoratore ed un terzo a carico dell’azienda.

Negli anni il cumulo dei versamenti viene conteggiato per garantire il diritto all’indennità di pensione. Ma il calcolo non è uguale per tutti. In alcuni casi infatti, può verificarsi un accredito minore di quello che ci si aspetta, perchè non vengono considerate solo le settimane lavorate ma bisogna rispettare un regime minimo giornaliero per avere il riconoscimento intero. Altrimenti si verifica una contrazione, vediamo in cosa consiste questa condizione.


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Contrazione contributiva: quando si verifica e perchè

La contrazione contributiva consiste in un accredito minore di contributi rispetto alle settimane lavorate. Per chi si verifia più frequentemente questa penalizzazione? Per tutti i lavoratori che nell’arco dei periodi di contratto sono stati assunti in modalità a tempo parziale, e quando la retribuzione giornaliera è fissata sotto ad una certa soglia minima stabilita annualmente da INPS. Attualmente questa quota è fissata a 53,95 euro.

Purtroppo chi rientra in questa casistica, non avrà diritto all’accredito contributivo in forma piena, ma ridotta e proporzionata in base alla paga. Di fatto quello che succede è che alla fine di un anno lavorativo le settimane conteggiate ai fini del diritto alla pensione saranno meno di quelle effettivamente lavorate, perchè il rapporto non è a tempo pieno. Questo oltre ad allungare i tempi di uscita dal lavoro, potrebbe anche diminuire sensibilmente la cifra del futuro assegno corrisposto per la pensione. Ci sono però delle clausole, previste dalla legge, che tutelano alcune categorie di dipendenti.

Chi è escluso dalla contrazione contributi

L’INPS ha previsto alcune esenzioni al sistema di contrazione contributiva. Questo per tutelare le categorie di lavoratori che necessitano di maggiore attenzione dal punto di vista previdenziale. Nel messaggio del 29 marzo 2023, l’Istituto specifica che: chi fruisce dei congedi parentali obbligatori o facoltativi, può conservare il cumulo con accredito pieno dei contributi, anche se il minimo retributivo è più basso del tetto previsto.

I vantaggi quindi sono per i genitori che lavorano, per chi chiede il congedo di paternità 2023 e per le donne che possono sfruttare il periodo della maternità a pieno. Restano però fuori dal provvedimento del Ministero del Lavoro i permessi sfruttati per malattia dei figli di età inferiore ai 3 anni e quelli per assistenza disabili che fanno riferimento alla Legge 104.

Cosa è la contribuzione figurativa

La nuova misura INPS prevede che i genitori in congedo parentale non siano più penalizzati dalla contrazione contributiva. In favore di questi soggetti interviene quindi la cosiddetta “contribuzione figurativa“. Si tratta di un periodo assicurato in forma piena dallo Stato quando sussistono alcune condizioni involontarie che invece farebbero scattare un mancato accredito dei contributi previdenziali.


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Queste clausole di tutela non comportano alcun costo aggiuntivo nè per il dipendente nè per il datore di lavoro. Oltre alle nuove categorie inserite nella lista dei beneficiari, possono sfruttare la contribuzione figurativa anche:

  • I disoccupati in trattamento Naspi e Dis-Coll
  • I lavoratori in Cassa Integrazione
  • I titolari degli assegni ordinari di invalidità

Per queste tipologie di lavoratori dunque, l’accredito contributivo avverrà d’ufficio in automatico, al verificarsi dell’evento che dà diritto alla prestazione. Senza dover fare alcuna domanda a INPS. Per controllare il calcolo si può verificare l’estratto conto contributivo nel quale compariranno anche i periodi indennizzati da questa misura di tutela.

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