Isopensione 2023, dipendenti fuori dal lavoro con 7 anni di anticipo: cos’è e chi ha diritto

Autore:
Niccolò Mencucci
03/03/2023

Isopensione 2023, dipendenti fuori dal lavoro con 7 anni di anticipo: cos’è e chi ha diritto

In certi casi i lavoratori ormai alle soglie della pensione possono beneficiare di un’uscita anticipata, una specie di “scivolo aziendale”, supportato dall’azienda stessa per facilitare il turnover. Si chiama isopensione 2023, e potrebbe essere la svolta per tutti i lavoratori.

È una soluzione che permetterebbe a chi ha lavorato per decenni di poter andare in pensione, e di assumere in tempi celeri nuove leve, così da ridurre anche la disoccupazione giovanile. Ma vediamo meglio come funziona, e di cosa si tratta.

Isopensione 2023, la svolta per tutti i lavoratori

L’isopensione 2023 è una disciplina previdenziale garantita a livello statale grazie all’introduzione di apposite norme che permettano l’uscita anticipata a tutti i lavoratori.

Per il 2023 è stata resa possibile grazie all’articolo 9, comma 5-bis del Decreto Milleproroghe N. 198 2022, appena pubblicato in Gazzetta Ufficiale, che ha esteso i tempi entro cui poter procedere con l’isopensione. Con questa proroga, infatti, si potrà garantire la possibilità di pensionamento anticipato fino a 7 anni nelle aziende interessate da eccedenze di personale, fino al 2026.

Isopensione 2023, di cosa si tratta

La prima volta in cui è stata introdotta la disciplina dell’Isopensione è nel 2012, con l’articolo 4 comma 1 e due della Legge 92. In pratica riconosce la possibilità ai datori di lavoro con più di 15 dipendenti, nei casi di eccedenza di personale, di stipulare accordi di natura previdenziale con le organizzazioni sindacali maggiormente rappresentative.

Tali accordi hanno come fine l’incentivare l’esodo dei lavoratori più anziani cui mancassero alcuni anni di contributi per procedere alla pensione di vecchiaia o anticipata.

Una specie di Quota, come quella 103 (ovvero 61 anni d’età per uscire e 42 anni di contributi) o la ex Quota 85, solo che a beneficiare dello “scivolo” sarà l’impiegato, senza dover aggiungere di sua tasca anni di contributi mancanti.

In poche parole, viene così garantita la copertura per tutto il periodo fino al raggiungimento dell’età per la pensione, il cui importo non subirà così facendo variazioni negative.


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Isopensione 2023, quali sono i requisiti

I requisiti previsti per l’Isopensione 2023 sono tutti disponibili sul decreto Milleproroghe 2023, ormai convertito in legge.

Si potrà beneficiare dell’uscita prevista dall’isopensione fino al 31 dicembre 2026. Inoltre sarà compito del datore di lavoro procedere agli accordi sindacali per i piani di esodo anticipato. Essendo accordi tra datore e sindacato, l’azienda responsabile dovrà avere una serie di requisiti, il più importante di tutti l’avere un organico pari o superiore a 15 dipendenti.

Inoltre, altro requisito dell’isopensione è la disponibilità dell’azienda di farsi carico dell’acconto previdenziale per i lavoratori con anni contributivi mancanti. Se nella norma precedente si dava tale possibilità per quelli con massimo 4 anni contributivi mancanti, col Milleproroghe 2023 il limite massimo è stato esteso a 7 anni dall’età per la pensione INPS

Con tali accordi il datore di lavoro si impegna a versare all’INPS il cosiddetto “assegno di esodo”, ovvero tutte le somme per l’assegno sostitutivo della pensione, al quale verrà aggiunta anche la contribuzione correlata.

Isopensione 2023, pro e contro

Per quanto sia effettivamente la svolta per tutti i lavoratori vicini alla pensione, l’isopensione 2023 ha i suoi pro e contro.

Ad esempio, il limite di accesso è calcolato secondo gli attuali requisiti per la pensione di vecchiaia o anticipata, ovvero 67 anni di età o 41 anni e 10 mesi per la pensione anticipata. Pertanto non si potrà andare in pensione se non si ha maturato almeno 60 anni d’età o 34 anni contributivi.

A questo va aggiunto anche il fatto che gli accordi di esodo dovranno essere sempre autorizzati dall’INPS. Sarà l’istituto nazionale a valutare i requisiti contributivi del dipendente e il requisito dimensionale dell’azienda.

Tra l’altro, uscire con l’isopensione può non essere il massimo della convenienza, perché tale pensione:

  • non gode della perequazione delle pensioni,
  • non prevede i trattamenti di famiglia (ANF),
  • non può essere usata per riscatti e ricongiunzioni o cessione del quinto.

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