Pensione anticipata, verso conferma opzione donna nel 2022

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03/09/2021

Le ultime ipotesi sulle pensioni vedono arrivare nuove conferme in merito alla possibile proroga dell’opzione donna anche nel 2022. La formula impone il ricalcolo contributivo dell’assegno. Ma l’opzione diventa sempre più conveniente al passare del tempo. Ecco perché e quali valutazioni effettuare.

Pensione anticipata, verso conferma opzione donna nel 2022

La pensione anticipata tramite opzione donna potrebbe trovare una nuova proroga nel corso del 2022. L’ipotesi è allo studio del governo, insieme al rinnovo dell’Ape sociale quale misura di contenimento del disagio lavorativo in età avanzata. Lo stop alla quota 100 a partire dall’inizio del prossimo anno prevede infatti di garantire comunque degli strumenti di flessibilità nell’accesso all’Inps.

Misure generalizzate di prepensionamento appaiono difficilmente applicabili per via dell’impatto sui conti pubblici. Lo schema di riferimento presente sui tavoli tecnici prevede quindi di garantire (e forse estendere o stabilizzare) alcune delle misure che garantiscono un aiuto concreto con capitoli di spesa contenuti. Tutto ciò, in affiancamento a opzioni di flessibilità che risulterebbero a carico delle aziende. È il caso, ad esempio, dei contratti di espansione.

Pensione anticipata tramite opzione donna: come funziona attualmente la misura

A oggi l’opzione donna è accessibile per tutte coloro che hanno maturato i requisiti di legge entro il 31 dicembre del 2020. Per poter andare in pensione anticipata con questa formula occorre innanzitutto aver maturato almeno 35 anni di versamenti effettivi. Questo significa che sono esclusi i periodi di disoccupazione e malattia non integrata da parte del datore di lavoro.


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Il vincolo anagrafico prevede invece il raggiungimento di 58 anni di età (59 anni per le lavoratrici autonome), anch’essi maturati entro il termine del 2020. Le pensionande devono inoltre considerare l’applicazione della cosiddetta finestra di attesa per la maturazione del primo assegno. Questa corrisponde a 12 mesi per le lavoratrici dipendenti, che si estendono a 18 mesi per le autonome. Durante questo lasso di tempo, resta comunque possibile continuare a lavorare, così da non trovarsi in assenza di reddito.

La possibile estensione dell’opzione nel corso del 2022

Dal punto di vista pratico, la potenziale estensione della pensione anticipata tramite opzione donna interessa le lavoratrici che maturano i requisiti di legge nel corso del 2021. Diverse indiscrezioni di stampa hanno indicato come lo scenario risulti allo studio del governo, così come dichiarazioni favorevoli sono state espresse nelle scorse settimane dalla politica e dai sindacati.

A vantaggio di questo scenario c’è il ricalcolo interamente contributivo dell’assegno, che insieme all’applicazione delle finestre di attesa aiuta a contenere i costi di prepensionamento per le casse dell’Inps. In questo senso, alcune ipotesi parlano anche di un possibile ritocco ai requisiti di accesso anagrafici, che potrebbero slittare di un anno.


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Se questo fosse confermato, per accedere all’opzione donna nel 2022 servirebbero almeno 59 anni per le dipendenti e 60 anni per le autonome. Si tratterebbe comunque (nel peggiore dei casi) di uno sconto di sette anni rispetto ai criteri di accesso alla pensione di vecchiaia. Questo considerando che la legge Fornero fissa il requisito anagrafico alla maturazione dei 67 anni di età.

Opzione donna: la questione del ricalcolo contributivo dell’assegno

Sulla effettiva convenienza di accesso all’opzione donna per le lavoratrici è tutt’ora in corso un dibattito molto acceso. La prima cosa da dire è che non risulta possibile generalizzare. Il ricalcolo interamente contributivo dell’assegno pone il rischio (soprattutto per chi ha un peso rilevante di contributi nel sistema misto – retributivo) di penalizzazioni anche a doppia cifra percentuale sul valore della pensione.

D’altro canto, il passare degli anni sta contribuendo a calmierare la penalizzazione. Infatti, il nostro sistema pensionistico prevede già la progressiva adozione di questo meccanismo di calcolo. A ogni anno che passa, il peso del contributivo puro diventa sempre più rilevante e la perdita per chi decide di aderire all’opzione donna più leggera. Anche per questo motivo, i sindacati e le lavoratrici auspicano una stabilizzazione in senso strutturale della norma.

Uscire in anticipo dal lavoro con il contributivo puro: come capire quando conviene

Per chi possiede i requisiti e sta valutando se aderire, il primo passaggio utile consiste nel recarsi da un patronato per richiedere l’estratto conto contributivo. Tramite questo documento, diventa possibile anche avere una stima dell’importo del futuro assegno pensionistico. In questo modo, si potrà capire se l’opzione donna risulta conveniente per la propria posizione previdenziale. Il tutto considerando che la formula non implica il divieto di cumulo con redditi lavorativi.

Si tratta quindi di valutazioni estremamente personali, che devono essere effettuate caso per caso. Ma la possibilità di proseguire l’attività lavorativa, ad esempio con contratti di collaborazione e formule part time, rende l’opzione interessante anche per chi vuole accedere a un prepensionamento leggero. Il tutto considerando che i nuovi versamenti previdenziali danno diritto a un incremento dell’assegno pensionistico durante la fase di prosecuzione dell’attività lavorativa da parte della pensionata.

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