Pensioni 2022: ipotesi di riforma su flessibilità, donne e giovani

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22/12/2021

Pensioni 2022: ipotesi di riforma su flessibilità, donne e giovani

Pensioni 2022 al vaglio della nuova riforma, che dovrebbe essere discussa a breve per poter diventare finalmente operativa a partire dal 2023. La legge di bilancio attualmente in chiusura presso il Parlamento sta di fatto costituendo delle nuove misure ponte, che dovrebbero accompagnare i lavoratori in età avanzata alla nuova flessibilità richiesta dai sindacati. Il governo ha incontrato negli scorsi giorni le parti sociali attraverso una riunione a Palazzo Chigi, nella quale sono stati evidenziati i temi chiave oggetto di un intervento strutturale.

Tra questi rientra la flessibilità generale del sistema, attualmente garantita attraverso continue misure sperimentali. Una situazione che vede rinnovare di anno in anno provvedimenti di flessibilità previdenziale per alcune specifiche categorie di lavoratori, con il rischio di avere misure poco efficaci rispetto alle necessità. Convince poco infatti  la nuova quota 102, voluta per garantire nel corso del 2022 una sorta di continuità alla quota 100.

Ma restano ancora da sciogliere molti altri nodi, come la quota 41 dei  lavoratori precoci (attualmente disponibile solo per poche categorie di lavoratori). Tra coloro che risultano penalizzati dall’attuale situazione vi sono poi le donne, che attendono ormai da anni il riconoscimento del lavoro di cura. Mentre sul comparto mancano anche delle tutele indispensabili per coloro che sono inseriti all’interno del sistema contributivo puro.


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Riforma pensioni 2022: i punti chiave sui quali si discute

D’altra parte, le richieste dei sindacati sono chiare. Serve un meccanismo di flessibilità generale a partire dai 62 anni di età per tutti i lavoratori. Con paletti accessibili dal punto di vista contributivo. Si parla infatti di un ingresso nell’Inps possibile già a partire dai 20 o 25 anni di contribuzione. Si chiede poi l’estensione della quota 41 per tutti i lavoratori precoci, mentre per le donne si punta alla valorizzazione del lavoro di cura.

Ai giovani deve invece essere destinata una pensione di garanzia, in grado di sostenere in particolar modo coloro che hanno avuto una carriera precaria o discontinua. Il governo sta valutando come intervenire, con l’idea di produrre nel corso del 2022 una riforma delle pensioni 2022 che possa davvero superare gli interventi spot. Diventando così strutturale.

Pensioni flessibili: il tema del ricalcolo interamente contributivo

Il vero braccio di ferro dovrebbe però giocarsi non tanto (o comunque non solo) sui criteri di accesso all’Inps, quanto sul meccanismo di calcolo dell’assegno. La linea rossa tracciata dall’esecutivo riguarda proprio l’abbandono del retributivo – misto, sancito in modo definitivo con la legge Fornero. Un sistema che risulta in grado di garantire la sostenibilità nel lungo termine dei conti pubblici, e quindi anche delle pensioni.


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Ma che da solo, rischia di non consentire la maturazione di una pensione utile se non prima dell’età relativa all’assegno di vecchiaia (67 anni). Con il contributivo si punta infatti a restituire semplicemente al lavoratore quanto accumulato nel corso della vita attiva, sulla base della speranza di vita. Si viene quindi a perdere qualsiasi correlazione con l’ultimo stipendio. Ma non viene previsto nemmeno un assegno minimo.

Con il risultato che per molti lavoratori la scelta dell’uscita anticipata dal lavoro, anche qualora fosse consentita, significherebbe ricevere una pensione insufficiente al fine di garantire il proprio tenore di vita durante la vecchiaia.

Riforma pensioni: il commento di Uil e Cisl dopo l’ultimo incontro con il governo

In base alle ultime dichiarazioni rilasciate dal segretario generale della Uil Pierpaolo Bombardieri, l’ultimo incontro con il governo ha finalmente riaperto il cantiere della previdenza. La discussione sulla legge Fornero prevede principalmente tre confronti. “Quello sulla flessibilità in uscita, quello sulla previdenza per giovani e donne e quello sulla previdenza complementare”.

Durante la riunione si è quindi concordato sul metodo da seguire, posto che il vero confronto avrà luogo nei prossimi mesi. Anche il segretario generale della Cisl Luigi Sbarra ha sottolineato la necessità di avviare una transizione sulle pensioni, partendo dal presupposto che non si tratta solo di un tema economico, ma di tenuta e sostenibilità sociale. “Finalmente apriamo il cantiere della riforma Fornero, nella prospettiva di rendere il nostro sistema più flessibile, più equo e più sostenibile”.

La posizione della Cgil sulla prossima riforma delle pensioni 2022

Il segretario generale della Cgil Maurizio Landini ha inoltre rimarcato la necessità di un profondo ripensamento sulle regole di accesso alla pensione. “Abbiamo consegnato al governo la proposta di riforma delle pensioni e abbiamo chiesto di discutere tutte le questioni che dentro la piattaforma ci sono”. L’obiettivo è quindi di superare la logica degli aggiustamenti e correggere in modo definitivo le distorsioni presenti nel sistema previdenziale.

“Il governo si è impegnato a farci avere un calendario d’incontri da avviare nei prossimi giorni e mesi, in modo che l’insieme di queste questioni venga affrontato”. La necessità di trovare la quadra è fondamentale per evitare che si debba ricorrere al termine del prossimo anno a nuove misure tampone.

Il rilancio della previdenza complementare e le richieste di abbattimento della tassazione

Sullo sfondo resta in essere l’atteso rilancio della previdenza complementare, anch’esso considerato come un passaggio fondamentale per garantire assegni sufficienti una volta che il passaggio al sistema contributivo puro sarà completato. Il tema rappresenta, così come quello della flessibilità, un vero e proprio tormentone. Da anni si parla infatti di sostenere il settore, ma le azioni messe in campo finora non sono andate oltre qualche campagna informativa.

All’inizio del mese è intervenuta al riguardo Assofondipensione, ricordando la necessità di aumentare le adesioni e di garantire un ingresso nel sistema anche ai giovani (che risultano tra i più penalizzati a livello previdenziale). In particolare, si chiedono nuove campagne di avvicinamento alla previdenza complementare e la riduzione della tassazione sui rendimenti.

I dati al riguardo parlano chiaro: rispetto al bacino dei potenziali aderenti, soltanto il 30% dei lavoratori possiede  un fondo pensione. La maggior parte degli iscritti si concentra inoltre nella fascia di età compresa tra i 34 e i 54 anni, con scarsa diffusione proprio tra i giovani. Anche per questo, al centro delle richieste dei sindacati c’è il rilancio della previdenza integrativa, stante che proprio i soggetti più deboli faticano ad accedere alle tutele garantite dal secondo pilastro durante la vecchiaia.

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