Pensioni 2023: è allarme per il ritorno della legge Fornero

Autore:
08/04/2022

Pensioni 2023: è allarme per il ritorno della legge Fornero

Pensioni 2023, i sindacati esprimono preoccupazione per il possibile ritorno delle regole legate alla legge Fornero a partire dal prossimo anno. Il 31 dicembre 2022 scadrà infatti la quota 102, l’opzione approvata nell’ultima legge di bilancio per bloccare lo scalone dovuto alla fine di quota 100. A confermare la situazione di stallo nella trattativa tra governo e sindacati c’è il testo del Def.

Nel documento non è previsto un esplicito riferimento alla riforma delle pensioni. Nel capitolo dedicato agli effetti pluriennali della spesa pensionistica non si cita infatti il programma di riforme. Ed è così che le parti sociali si trovano a confrontarsi con lo spettro di un nuovo scalone dettato dal ripristino delle regole di accesso all’Inps, risalenti all’ormai lontano 2011.

Riforma pensioni 2023: il tavolo tra governo e sindacati è in stallo

D’altra parte, anche il tavolo di confronto in essere tra governo e sindacati risulta congelato. La pandemia prima e la guerra in Ucraina successivamente hanno posto in secondo piano l’esigenza di intervenire sul sistema per riordinare le regole di accesso all’Inps. La questione è stata rimandato al prossimo autunno, quando dovrà prendere forma la nuova manovra.


Leggi anche: Licenziamento durante malattia, è possibile? Cosa succede se si supera il limite

Le questioni da risolvere restano molte. I sindacati chiedono da tempo una misura di accesso generale alla pensione dai 62-64 anni di età e con almeno 20 anni di versamenti. Allo stesso tempo, chiedono di garantire la quota 41 per tutti i lavoratori precoci. Il governo aveva inizialmente ipotizzato un’opzione dai 64 anni legata almeno parzialmente al ricalcolo contributivo dell’assegno.

Ma dopo i recenti fatti di cronaca internazionale il dialogo tra le parti si è nuovamente bloccato. E al momento non appare chiaro se la nuova legge di bilancio 2023 prorogherà le opzioni sperimentali in scadenza al termine dell’anno. Oppure se l’esecutivo abbia effettivamente l’intenzione di riordinare il sistema garantendo una nuova opzione di accesso flessibile alla pensione.

Riforma del sistema previdenziale: cosa succede alle pensioni nel 2023

Dal punto di vista pratico un intervento nel campo è considerato dai sindacati non solo come necessario, ma anche urgente. Se non vi saranno azioni di riforma nel settore, il rischio è di tornare alle regole della legge Fornero a partire dal primo gennaio 2023. Negli ultimi anni il sistema delle quote aveva permesso una certa flessibilità ai lavoratori in età avanzata che desideravano anticipare il proprio ingresso nell’Inps.


Potrebbe interessarti: Tredicesima mensilità 2023: a chi spetta, quanto viene tassata e come si calcola

La quota 100 ha garantito per tre anni (dal 2019 al 2021) di ottenere la pensione anticipata con 62 anni di età e 38 anni di versamenti. La quota 102 ha spostato l’età anagrafica della formula verso i 64 anni, ma la sperimentazione finirà il prossimo 31 dicembre. Senza nuovi interventi, nel 2023 le regole di accesso alla pensione richiederanno la maturazione di almeno 67 anni di età e 20 anni di versamenti per l’uscita di vecchiaia. Mentre la pensione anticipata della legge Fornero richiede almeno 42 anni e 10 mesi di versamenti, con un anno in meno per le donne.

Pensioni 2023: la prospettiva di un intervento per gli assegni di invalidità

Attualmente nel Def è emersa solo la prospettiva di un intervento per le pensioni di invalidità. Una operazione che viene definita come doverosa dai sindacati, ma che non può certo risultare sufficiente rispetto alle necessità di tutela da garantire nel sistema previdenziale e di welfare. I sindacati chiedono di rendere strutturali meccanismi come l’opzione donna o l’Ape sociale e di valorizzare il lavoro di cura.

Ma nuovi provvedimenti sono considerati necessari anche per i giovani (attraverso l’istituzione di una pensione di garanzia). E per la previdenza complementare, che con la progressiva estensione del calcolo contributivo puro diventerà fondamentale in futuro per garantire redditi sufficienti durante la vecchiaia. Sullo sfondo, resta poi la necessità di offrire regole chiare di pensionamento alle imprese e ai lavoratori.

Per quest’ultimi diventa infatti sempre più difficile organizzare il proprio ritiro dal lavoro in un contesto nel quale i parametri di accesso cambiano continuamente e restano legati, in molti casi, a opzioni sperimentali.

Le foto presenti in questo articolo sono concesse in licenza a Giddy Up srl