Pensioni anticipate 2022: l’ipotesi di quota 100 dai 64 anni con ricalcolo dell’assegno

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17/07/2021

Le pensioni anticipate verso la riforma. Tra le ipotesi e valutazioni presenti nella relazione Inps anche una proroga della quota 100 con ricalcolo dell’assegno. 

Pensioni anticipate 2022: l’ipotesi di quota 100 dai 64 anni con ricalcolo dell’assegno

Il tavolo di discussione relativo alle pensioni anticipate continua a restare teso, mentre si moltiplicano le ipotesi di modifica alla legislazione attuale. Entro i prossimi mesi si dovrà comunque trovare una quadra, stante che la quota 100 arriverà alla sua naturale conclusione. Una prospettiva che senza nuovi interventi rischia di penalizzare molti lavoratori, visto che i criteri ordinari della legge Fornero richiedono fino a 5 anni in più di lavoro.

Proprio per questo motivo negli ultimi mesi la discussione si è fatta sempre più accesa. Da un lato ci sono le richieste di lavoratori e sindacati per il ripristino di una flessibilità di ampio respiro a partire dai 62 anni di età o dai 41 anni di versamenti (senza criteri anagrafici). Dall’altro lato i tecnici dell’esecutivo hanno espresso in più occasioni la necessità di mantenere elevata l’attenzione sui conti pubblici.

Riforma pensioni 2022: le ipotesi per una nuova quota 100 dai 64 anni

Tra questi due fronti si sono inserite recentemente le ipotesi di riforma avanzate dall’Inps all’interno della propria relazione annuale. I suggerimenti prendono spunto da un’analisi della situazione e al contempo dai costi che potrebbero risultare a carico del nostro sistema previdenziale. All’interno del dossier si trova così la proposta di una nuova quota 100 a partire dai 64 anni, che vedrebbe quindi crescere di 2 anni il requisito anagrafico.


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Allo stesso tempo, per mantenere inalterato il criterio generale si ipotizza di ridurre di 2 anni il requisito contributivo. Questo passerebbe così da 38 a 36 anni. Ma anche in questo caso, il principale nodo da sciogliere resta quello della tenuta dei conti. Per poter mantenere il principio di equilibrio dei conti, si punta infatti al ricalcolo contributivo dell’assegno. Un’ipotesi che farebbe scendere il costo annuo dell’opzione volontaria a 1,2 miliardi, per poi toccare un nuovo picco di 4,7 miliardi di euro nel 2027.

Pensioni anticipate: il nodo dell’assegno più basso contro la prospettiva di lavorare più a lungo

Per capire meglio la situazione, è opportuno specificare che attualmente la quota 100 non prevede l’applicazione di una specifica penalizzazione sull’assegno. Nonostante ciò, i lavoratori che decidono di fruire dell’opzione maturano comunque un assegno più basso rispetto a quello che avrebbero ottenuto con i criteri ordinari. Questo in virtù dei versamenti minori e dei coefficienti di conversione in rendita che si abbassano al diminuire dell’età di pensionamento.


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Ricorrere al ricalcolo contributivo puro potrebbe pesare ulteriormente, ma soprattutto per chi ha un peso rilevante dei propri contributi nel sistema retributivo – misto. Con il passare degli anni, il sistema contributivo diventa infatti prevalente per tutti i lavoratori, posto che si tratta del calcolo destinato a diventare universale nei prossimi anni. Detto questo, nel caso in cui tale opzione dovesse diventare effettivamente quella definitiva, è chiaro che il peso della scelta volontaria di anticipare la quiescenza si sposterà sulla possibilità di maturare un assegno sufficiente per sostenere il proprio stile di vita durante la vecchiaia senza scossoni eccessivi rispetto alla fase lavorativa.

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