Pensioni anticipate 2023: quota 41 con soglia d’età

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18/10/2022

Pensioni anticipate 2023: quota 41 con soglia d’età

Pensioni anticipate 2023, tra le ipotesi al vaglio dei tecnici c’è anche un allargamento della quota 41 destinata ai lavoratori che hanno iniziato in giovane età. Il provvedimento dovrebbe affiancarsi all’estensione di opzione donna agli uomini. Ma lo scenario appare comunque in salita per i lavoratori, visto che molti precoci potrebbero essere esclusi in virtù dell’introduzione di una soglia d’età minima.

Un vincolo che permetterebbe da un lato di limitare i costi dell’operazione. Ma che dall’altra parte avvicinerebbe il provvedimento al sistema delle quote. Con il risultato di apparire come una proroga della quota 102. Tutto dipenderà dalla soglia minima di età che verrà fissata. Ma appare chiaro che di fatto molti lavoratori potrebbero essere comunque costretti a lavorare oltre i 41 anni previsti dalla nuova opzione.

Pensioni anticipate 2023: nuova quota 41 con soglia a 60 o 61 anni di età

Tra le numerose indiscrezioni che stanno circolando in queste ore, non mancano quelle riguardanti l’età minima da raggiungere per poter beneficiare della nuova quota 41. Le ipotesi riferiscono di un vincolo posto ad almeno 60 o 61 anni di età. Considerando i 41 anni di versamenti, si arriverebbe quindi molto vicino alla quota 101 o 102.

Così, la vera quota 41 potrebbe essere utilizzata solo dai lavoratori precoci che hanno versato almeno un anno di lavoro prima del 19mo anno di età. E che rientrano all’interno di una delle situazioni di disagio previste dal legislatore. Ovvero disoccupati di lungo termine, caregiver, invalidi con almeno il 74% di riconoscimento dall’Inps o coloro che hanno svolto le attività gravose e usuranti previste dalla legge.


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Le nuove pensioni anticipate 2023 non convincono i sindacati

Se queste sono le basi per la prossima riforma delle pensioni, non mancano le prime critiche in arrivo dai lavoratori e dai sindacati. Ovviamente, il principale nodo da sciogliere resta quello del reperimento delle risorse. I vincoli presenti all’interno dell’opzione uomo o della quota 41 con età minima sono dettati dall’esigenza di non pesare eccessivamente sulle casse pubbliche.

Ma le parti sociali considerano come eccessivi i costi per i lavoratori. Facendo i conti del caso, l’opzione uomo consentirebbe l’uscita dal lavoro a partire da 58 o 59 anni di età e con 35 anni di versamenti. Ma accettando un taglio sull’assegno che in alcuni casi può arrivare a superare il 30%.

Mentre la quota 41 con l’introduzione di un’età minima rischia di apparire come un’operazione di facciata. Questo perché non risolverebbe l’annosa questione dei lavoratori precoci. Persone che hanno accumulato oltre quattro decenni di versamenti sulle spalle e che chiedono di poter ottenere l’accesso all’Inps indipendentemente dall’età raggiunta.

I commenti in arrivo dal presidente Inps sulle nuove ipotesi di flessibilità previdenziale

Al contrario, importanti aperture arrivano dall’Inps. Il presidente Pasquale Tridico ha commentato le misure allo studio del governo Meloni spiegando che si è intrapresa la “direzione giusta”. Questo perché la salvaguardia dei lavoratori si accompagnerebbe a quella dei conti pubblici.

In particolare, con l’opzione uomo si resterebbe nell’ambito del sistema contributivo puro. Pertanto, i maggiori costi di breve termine legati ai prepensionamenti verranno comunque coperti dai risparmi di lungo periodo. Mentre per quanto concerne la quota 41, l’introduzione di un vincolo anagrafico permetterebbe di ridurre in modo deciso l’impatto sui conti pubblici.

Tutto ciò, sapendo che la versione pura costerebbe 5 miliardi l’anno. Decisamente troppo in tempi di probabile recessione e aumento dei costi. Infatti, sulle pensioni pesano anche i futuri adeguamenti all’inflazione.


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Pensioni anticipate 2023: le opzioni in scadenza

In sintesi, il sistema previdenziale necessita  in ogni caso di una manutenzione entro il termine dell’anno. Senza nuovi provvedimenti da inserire nella legge di bilancio 2023 il prossimo gennaio scadranno la quota 102, l’ape sociale e l’opzione donna.

Misure che sono state fondamentali in questi anni per evitare l’estrema rigidità della legge Fornero. E per mantenere in essere la pace sociale, soprattutto considerando le sfide che hanno dovuto affrontare i lavoratori in età avanzata con la pandemia e la crisi economica derivante dalle vicende internazionali.

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