Pensioni flessibili 2023, Quota 102 con variante e bonus sanità

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04/11/2022

Pensioni flessibili 2023, Quota 102 con variante e bonus sanità

Pensioni flessibili 2023 verso un pacchetto da circa 2 miliardi di euro. È questo il limite di budget massimo che si prefigge il governo e che delimiterà di conseguenza gli interventi sul campo. I tecnici dell’esecutivo stanno vagliando le diverse possibilità in vista della prossima legge di bilancio. Partendo dalla Nadef, la nota di aggiornamento redatta dal precedente governo Draghi.

È chiaro ormai a tutti che gli interventi nel settore pensionistico risulteranno limitati. I tempi sono troppo stretti per una riforma previdenziale di ampio respiro. Un proposito che viene rimandato alla discussione politica del prossimo anno. Ora servirà sfruttare le ultime settimane dell’anno per intervenire sulle urgenze.

Evitando il contraccolpo dettato dalla scadenza della quota 102 e delle altre opzioni di tutela previdenziali in via di esaurimento al prossimo 31 dicembre 2022. Senza un passaggio di proroga o l’inserimento di nuove opzioni, a partire dal prossimo gennaio si tornerà infatti per tutti alle regole ordinarie previste dalla legge Fornero.

Pensioni flessibili 2023, cosa conterrà il nuovo pacchetto da 2 miliardi di euro

I pilastri del nuovo intervento in corso di preparazione all’interno della manovra sono tre. Il primo riguarda il rinnovo (e possibile potenziamento) dell’Ape sociale, che consente l’uscita dal lavoro a partire dai 63 anni di età e 30 o 36 anni di versamenti. L’anzianità contributiva dipende dalla effettiva situazione di disagio vissuta dal lavoratore.


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Viene inoltre data per scontata anche la proroga dell’opzione donna. La quale garantisce la possibilità di accedere all’Inps a partire dai 58 anni di età (59 anni per le autonome) e 35 anni di contribuzione. Il tutto accettando il ricalcolo interamente contributivo. Vi è poi la questione della quota 102, sulla quale la discussione politica si profila più accesa.

La proroga della quota 102 al centro delle pensioni flessibili 2023

Diverso è invece il caso della cosiddetta quota 102. Sebbene resti possibile anche la proroga senza modifiche, la Lega punta ad un intervento attraverso la valorizzazione della quota 41. La quale, non potendo essere approvata in modo puro, potrebbe venire legata al nuovo sistema delle quote.

Ecco quindi che si ipotizza una nuova quota 102 a partire dai 41 anni di contribuzione e 61 anni di età. In alternativa, si potrebbe realizzare una quota 103 dai 62 anni. La stessa si potrebbe realizzare con 63 anni di età e 40 anni di versamenti. Insomma, il mix della flessibilità previdenziale passerebbe anche per un aiuto ai lavoratori precoci, che però chiedono da tempo di ottenere la quota 41 per tutti.

Un obiettivo, quest’ultimo, che potrebbe essere perseguito nel corso della legislatura. Ma che richiede risorse ben più ingenti rispetto a quelle da accantonare per fare funzionare il sistema delle quote.

Le ipotesi per l’opzione uomo come alternativa alla flessibilità

Una ulteriore alternativa sulla quale ragionare quando si parla di flessibilità previdenziale potrebbe essere quella dell’opzione uomo. Di fatto, consiste nell’estensione dell’opzione donna a tutta la platea dei lavoratori. Il meccanismo avrebbe costi ridotti e permetterebbe di mantenere nel lungo termine i conti in ordine, visto che prevede il ricalcolo interamente contributo dell’assegno.

Gli uomini potrebbero così maturare la possibilità di ottenere una pensione a partire dai 58 o 59 anni di età e con 35 anni di versamenti. Ma il pensionamento potrebbe essere legato a un importo minimo da raggiungere con il primo assegno di pensione, visto che il taglio effettivo dettato dal ricalcolo contributivo potrebbe arrivare a pesare fino al 30%.


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Allo studio anche la decontribuzione per alcune specifiche categorie di lavoratori

In aggiunta a quanto appena evidenziato, il governo avrebbe allo studio anche un meccanismo di incentivo volto a ritardare il pensionamento dei lavoratori con profili altamente specializzati. L’idea è quella di calmierare il turn over in settori che potrebbero patire la carenza di personale.

Un esempio è il settore medico, degli operatori sanitari e di altre particolari categorie che dovranno affrontare elevati pensionamenti. In questo caso, l’idea consiste nel creare un’agevolazione simile al bonus Maroni. A partire dai 63 anni, i lavoratori indicati potrebbero scegliere di restare sul lavoro con una busta paga più elevata, grazie alla decontribuzione selettiva.

L’incontro con i sindacati per le pensioni flessibili 2023

Su tutti questi temi e sulle politiche di welfare torneranno a incontrarsi governo e sindacati nella giornata di oggi. Il tavolo con il ministro Calderone e le principali sigle delle parti sociali dovrebbe chiarire quali aspetti rappresenteranno una priorità all’interno delle pensioni flessibili 2023. Attraverso questo passaggio emergeranno anche le richieste effettive della piattaforma sindacale.

Come sempre, la vera sfida consisterà nel trovare la quadra. Anche considerando che gli spazi di manovra sono fortemente limitati dal budget a disposizione. Oltre che dal contesto di crisi economica e geopolitica che sta caratterizzando l’inizio della nuova legislatura.

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