Pensioni INPS 2023, aumenti di gennaio e febbraio: cosa cambia, rivalutazione, perequazione e adeguamento

Autore:
Niccolò Mencucci
25/01/2023

Pensioni INPS 2023, aumenti di gennaio e febbraio: cosa cambia, rivalutazione, perequazione e adeguamento

Ci sono buone e butte notizie in merito alla questione della rivalutazione per le Pensioni INPS. Parliamo della famosa perequazione, quella prevista ogni anno a seconda dell’aumento dell’inflazione registrata dall’ISTAT.

Da mesi ci sono stati problemi per adeguare l’assegno della pensione INPS, a causa di alcuni problemi burocratici e difficoltà tra l’ente previdenziale e il Governo, in particolar modo per la Manovra di Bilancio.

Vediamo cosa sta succedendo e cosa accade per le pensioni INPS nei prossimi mesi.

Pensioni INPS, cosa cambia

Le pensioni INPS avranno la famosa rivalutazione nei prossimi mesi, come già accaduto per quelle che hanno già avuto tra novembre 2022 e gennaio 2023.

Purtroppo a causa di alcuni dissidi tra l’adeguamento previsto dal sistema di calcolo della perequazione e la tempestività per l’adeguamento da parte dell’INPS, non tutte le pensioni sono state ricalcolate.

In particolare quelle con importo superiore a 4 volte il trattamento minimo registrato nel 2022, quindi circa 2.100 euro (lordi).

Per loro purtroppo è scattato il rinvio, infatti nella rata di gennaio le pensioni INPS con importi superiori a 2.100 euro non hanno goduto di alcun riadeguamento, cosa invece avvenuta per tutte le pensioni con meno di 2.100 euro.

Pensioni INPS, la rivalutazione per il 2023

Malgrado il rischio di vedersi la propria Pensione INPS rivalutata da marzo, c’è comunque la possibilità di avere un altro aumento.

A novembre il decreto del ministero dell’Economia e delle finanze autorizza la rivalutazione 2023 con un valore provvisorio FOI, relativo ai primi 9 mesi del 2022, pari al 7,3%.

Mancavano tre mesi, quelli che poi l’ISTAT FOI ha registrato nei primi giorni di gennaio: ufficialmente la variazione media dell’indice dei prezzi per tutto il 2022 è pari all’8,1%.

Ciò significa che le pensioni dovranno godere di una rivalutazione con tasso di riferimento dell’8,1% e non del 7,3%.

Il problema è quando arriverà questa differenza dello 0,8%. Teoricamente non si può procedere in corso d’anno, perché  la normativa prevede che per i primi 12 mesi si debba utilizzare comunque il tasso provvisorio.

Pertanto per tutte le Pensioni INPS rimarranno invariati i tassi già fissati. Al massimo si potrà beneficiare della differenza con un conguaglio. Ma il conguaglio non potrà essere garantito fino a gennaio dell’anno successivo, come accaduto nel 2022 col governo Draghi, grazie al Decreto Aiuti bis.

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Pensioni INPS, la perequazione per gli importi alti

Ricordiamo che per le pensioni INPS che hanno importo superiore a 4 volte il trattamento minimo registrato nel 2022 (pari a 525 euro), non si potrà beneficiare della completa rivalutazione, come invece è accaduto per chi ha una pensione più leggera.

Per tutte queste pensioni INPS è stato previsto un calcolo meno generoso, anzi ancora più restrittivo rispetto al 2022, in quanto le percentuali di rivalutazione sono state notevolmente ridotte.

Si va dall’85% del tasso di rivalutazione per importi sopra 4 e 5 volte il trattamento minimo fino al 47% del tasso di rivalutazione per gli assegni tra le 6 e le 8 volte il trattamento minimo. Il peggior risultato è per chi ha oltre 10 volte il trattamento minimo con solo il 32% del tasso di rivalutazione.

Pensioni INPS, quando arriva l’adeguamento

Ricordiamo che per l’adeguamento delle pensioni INPS la rivalutazione è già stata disposta a gennaio 2023, ma solo per chi ha importi inferiori a 4 volte il trattamento minimo. Nel caso in cui si voglia avere la differenza dello 0,8%, probabilmente si andrà al conguaglio a gennaio 2024.


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Per tutte quelle con importo superiore c’è stato bisogno che la legge di Bilancio venisse pubblicata in Gazzetta ufficiale prima di poter procedere con la rivalutazione delle pensioni.

Con la pubblicazione al 29 dicembre 2022 non c’è stato tempo a sufficienza per permettere all’Istituto di applicare la nuova rivalutazione nel cedolino di gennaio. E men che meno in quello di febbraio.

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