Pensioni INPS 2023, rivalutazione assegno: di quanto scende, come vedere l’importo, a chi aumenta, quanti anni di contributi

Autore:
Niccolò Mencucci
26/01/2023

Pensioni INPS 2023, rivalutazione assegno: di quanto scende, come vedere l’importo, a chi aumenta, quanti anni di contributi

Brutte notizie per le Pensioni INPS. A causa della riduzione dell’assegno per la maggior parte delle Gestioni Previdenziali INPS si segnala una riduzione dell’assegno per molti richiedenti. Lo riferisce l’INPS, secondo cui le nuove pensioni con decorrenza nell’anno 2022 sono state 779.791 in totale, per un importo medio mensile di 1.153 euro.

Però non tutti subiranno questa riduzione. Ad alcuni invece l’assegno aumenta, ma questo dipende da alcuni requisiti, come gli anni di contributi necessari.

Pensioni INPS, di quanto scende l’assegno

L’assegno per le pensioni INPS potrebbe subire un calo drastico, a giudicare dagli ultimi dati dell’ente previdenziale. Ad eccezione degli assegni sociali, nel 2022 si è registrato per tutte le gestioni un numero di liquidazioni di pensioni mediamente inferiore del 9% rispetto al 2021.

Si parla di 779.791 nuovi assegni erogati nel 2022, più precisamente 437.596 contro le 342.195 maschili, con una media è di 1153 euro. Ricordiamo che il totale delle pensioni con decorrenza nel 2021 è stato invece di 888.972, per un importo medio mensile alla decorrenza di 1.198 euro.

Con questo calo delle liquidazioni, anche l’assegno risulta più magro, infatti l’importo medio nel 2022 risultava di 976 euro per le femmine, contro i 1.381 euro degli uomini.


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Il motivo per cui gli assegni delle pensionate sia così basso è da ricondurre a Opzione Donna. Scegliendo questa uscita pensionistica, chi è uscita a 59 anni s’è ritrovata con un assegno per quasi la metà di queste inferiori a 500 euro.

Pensioni INPS, come vedere l’importo

Se temi di essere tra quelli con un assegno ridotto, per esempio a causa di un’uscita pensionistica azzardata, basta accedere al portale online dell’INPS, al proprio Cassetto Previdenziale.

Per accedere ai servizi online non si potrà più procedere col PIN INPS, ma solo con gli strumenti di identificazione digitale SPID, CNS e CIE. Ogni mese tutti gli utenti possono controllare i diversi importi del proprio trattamento pensionistico.

L’ente infatti provvede al calcolo mensile della pensione entro il 15 di ogni mese. Per questo è possibile verificare in maniera anticipata l’importo. Dopo aver cliccato in dettaglio, nel riquadro sulla destra, è possibile visualizzare anche la maggiorazione sociale, l’indennità, i trattamenti e la pensione con o senza riduzione da legge 335.

Attenzione però se si è pensionati di un trattamento indiretto, come la pensione di reversibilità. Il servizio potrebbe non essere disponibile in questo caso.

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Pensioni INPS, a chi aumenta

Diversamente dagli assegni citati sopra, ci sono invece dei trattamenti che hanno subìto un aumento importante. Chi è titolare di una pensione minima potrà avere un aumento anche di 70-80 euro, grazie alla perequazione per il 2023, o altresì chiamata rivalutazione delle pensioni INPS.

È infatti previsto un aumento del 7,8% per tutte le pensioni INPS aventi un importo dell’assegno inferiore a 4 volte il trattamento minimo, ovvero sotto i 2.100 euro. Per assegni superiori l’aumento sarà molto più contenuto, a causa del calcolo non favorevole per le pensioni più “ricche”.

Pensioni INPS, quanti anni servono oggi

Se si vuole avere un assegno più ricco, le pensioni INPS oggi permettono di avere delle maggiorazioni a seconda dell’età o del numero di contributi versati.


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Per avere la pensione INPS integrale bisognerà arrivare a 67 anni d’età, come stabilito dalla Legge Fornero e dal ricalcolo dell’aspettativa di vita, ma solo se si hanno 20 anni di contributi versati. Nel caso di più anni di contributi versati, si potrà optare per la pensione anticipata

Per andare in pensione anticipata servono quindi almeno 41-42 anni di contributi versati (qualunque sia l’età del richiedente) o 35 anni di contributi se il richiedente ha almeno 58 anni. Queste normative sono previste fino al 2026, a meno che il Governo non attui una modifica all’attuale sistema previdenziale nazionale.

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