Pensioni: le opzioni flessibili disponibili fino al 31 dicembre 2021 per non dover attendere i 67 anni

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01/04/2021

La riforma delle pensioni resta in stallo a causa della pandemia. La priorità va agli interventi di welfare, mentre si avvicina la scadenza di molte opzioni sperimentali. I sindacati esprimono preoccupazione e continuano a chiedere un intervento di apertura dei criteri d’accesso all’Inps.

Pensioni: le opzioni flessibili disponibili fino al 31 dicembre 2021 per non dover attendere i 67 anni

Le pensioni anticipate restano in stallo, visto che la riforma del settore sembra destinata a essere nuovamente procrastinata. Dal governo si è espressa nelle scorse settimane la ferma volontà di dare precedenza al settore del lavoro e del welfare. Gli effetti diretti della pandemia sono stati pesantissimi e le implicazioni per le procedure assistenziali ordinarie e straordinarie hanno posto in secondo piano l’atteso intervento sul settore pensionistico.

Nonostante ciò, resta evidente la necessità di arrivare a nuove forme di flessibilità entro il prossimo 31 dicembre 2021. La scadenza della quota 100 rischia di ripristinare la rigidità dei requisiti decisi con la legge Fornero. Questi ultimi prevedono l’accesso alla pensione a partire dai 62 anni di età e con almeno 20 anni di contribuzione. In alternativa, è possibile usufruire della pensione anticipata ordinaria con 42 anni e 10 mesi di versamenti (un anno in meno per le donne).


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Pensioni flessibili, ecco quali opzioni si possono scegliere fino al prossimo 31 dicembre

Per coloro che necessitano di ottenere la pensione anticipata in deroga alle regole previste dalla legge Fornero esistono diverse opzioni in scadenza entro la fine dell’anno. La prima è la già citata quota 100, che permette il pensionamento a partire dai 62 anni di età e con 38 anni di versamenti. La legge di bilancio 2021 ha prorogato anche l’APE sociale, che consente di ottenere un’indennità di accompagnamento alla pensione a partire dai 63 anni e con 30-36 anni di versamenti.

Per beneficiare della tutela bisogna però rientrare in uno dei quattro profili di tutela, ovvero disoccupati, invalidi, caregiver o prestatori di attività gravose e usuranti. Gli stessi profili valgono anche per la quota 41 dei lavoratori precoci, per la quale viene richiesto anche un anno di contribuzione prima del compimento del 19mo anno d’età. Il parametro anagrafico è sostituito da quello contributivo, che prevede 41 anni di versamenti.

Infine, le donne possono valutare anche l’accesso all’Inps tramite l’opzione donna. In questo caso si parla di maturare almeno 58 anni di età (59 anni per le autonome) e 35 anni di contribuzione. Bisogna però accettare il penalizzante ricalcolo contributivo puro del futuro assegno, con perdite permanenti che possono arrivare a toccare anche il 20 o 30%.


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I sindacati proseguono il pressing: per la Uil la flessibilità diffusa in accesso all’Inps è assolutamente necessaria

Stante la situazione, i sindacati continuano a esprimere forte preoccupazione per lo stallo riguardante la riforma previdenziale. Negli ultimi giorni il segretario confederale della Uil Domenico Proietti è tornato in pressing sul Ministro del lavoro. Il sindacalista ha evidenziato che “il Ministro del Lavoro è impegnato e noi con lui a fronteggiare l’emergenza del lavoro, ma ricordiamo che il Ministero ha una struttura specifica sui temi previdenziali che sarebbe opportuno attivare per intraprendere subito un confronto con le parti sociali”.

La Uil sottolinea i recenti dati riguardanti l’età media di accesso alla pensione. Questa è cresciuta fino a 64 anni e 3 mesi. “Vuol dire che la stragrande maggioranza dei lavoratori vi accedono con un’età prossima a 67 anni. Una maggiore flessibilità di accesso alla pensione sarebbe utile anche per gestire la fase di ricostruzione produttiva delle imprese”, ha concluso Proietti.

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