Pensioni nel 2022: le novità sullo scivolo di 5 anni

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15/12/2021

Pensioni nel 2022: le novità sullo scivolo di 5 anni

Pensioni nel 2022 verso il rinnovo del contratto di espansione. La misura di natura inter professionale beneficerà della proroga prevista all’interno della nuova legge di bilancio, in corso di approvazione entro la fine dell’anno in Parlamento. Di fatto, il provvedimento viene esteso per un ulteriore biennio, con alcune agevolazioni rispetto ai precedenti criteri di funzionamento.

Il contratto di espansione rappresenta una agevolazione al turn over aziendale. Punta infatti a garantire non solo il prepensionamento tramite scivolo, ma anche una possibilità d’ingresso nel mondo del lavoro per le nuove generazioni. La misura è disponibile anche per attività di riqualificazione e formazione del personale e può essere impiegata attraverso riduzioni dell’orario connesso alle prestazioni.

Pensioni nel 2022: come funzionerà il nuovo contratto di espansione

La proroga biennale del contratto di espansione apre quindi alle pensioni nel 2022 e nel 2023 tramite scivolo di 5 anni. Attraverso questa formula, l’azienda versa all’Inps le risorse utili a garantire ai lavoratori una indennità mensile corrispondente alla pensione maturata al momento della cessazione del rapporto di lavoro.


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Dal punto di vista dei requisiti di accesso, la misura è valida sia per la fruizione della pensione ordinaria, sia per quella anticipata prevista dalla legge Fornero. In particolare, i lavoratori coinvolti potranno quindi beneficiare di un anticipo di 5 anni rispetto ai 67 anni di età della pensione di vecchiaia, oppure per i 42 anni e 10 mesi di contributi (un anno in meno per le donne) necessari per l’anticipata ordinaria.

La legge di bilancio 2022 amplia le pensioni anticipate tramite la proroga dello scivolo

All’interno della legge di bilancio 2022 è stata quindi prevista la nuova conferma della sperimentazione legata al contratto di espansione. L’ultima risoluzione utile del rapporto di lavoro è fissata al 30 novembre 2023, salvo ulteriori proroghe che dovessero giungere in futuro.

Ma nelle pieghe della normativa si rilevano anche alcuni importanti aggiornamenti che puntano ad ampliare il bacino dei lavoratori e delle imprese potenzialmente interessate alla misura. In particolare, scende da 100 a 50 il numero minimo dei dipendenti posto come limite d’ingresso per la fruizione dei benefici di legge.

Cosa riconosce il contratto di espansione nel prossimo biennio

Come già anticipato, il contratto di espansione è pensato per consentire il ricambio generazionale e la riqualificazione del personale. Questo si traduce nella possibilità di riconoscere ai lavoratori la cassa integrazione guadagni straordinaria fino a un massimo di 18 mesi. Il periodo può essere anche non continuativo, in deroga agli interventi di Cig nel quinquennio mobile. In alternativa è possibile procedere alla risoluzione anticipata del rapporto di lavoro per i lavoratori ai quali mancano 5 anni dalla maturazione della pensione.


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La convenienza all’adesione per i lavoratori che decidono di anticipare la pensione

Dal punto di vista della convenienza effettiva del contratto di espansione per i lavoratori, bisognerà valutare la singola posizione. Ovviamente questa formula comporta dei compromessi, soprattutto in relazione all’entità del futuro assegno. Non è prevista una effettiva penalizzazione applicata sulla pensione, ma l’impatto per il lavoratore è dato dalla mancata maturazione del TFR negli ultimi anni di lavoro e dal mancato versamento dei contributi previdenziali.

Oltre a ciò, bisogna anche considerare l’applicazione dei coefficienti di conversione in rendita più bassi. Questi sono applicati alla parte dell’assegno previdenziale che fa riferimento diretto al calcolo contributivo puro. I sindacati hanno stimato la possibile perdita attorno al 10-15% di quanto non sarebbe spettato continuando a lavorare fino alla maturazione dei criteri ordinari di quiescenza.

D’altra parte, grazie a questa misura i lavoratori possono ottenere l’accesso alla pensione di vecchiaia a partire dai 62 anni di età. Oppure a quella anticipata con 37 anni e 10 mesi di versamenti (36 anni e 10 mesi per le donne). È chiaro che il vantaggio in termini di anticipo potrebbe comunque compensare la perdita economica, soprattutto per chi vive situazioni di disagio in età avanzata.

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