Mangiare male fa più vittime del fumo e della pressione alta
Mangiare sano potrebbe salvarci la vita, ecco perchè bisogna limitare il consumo di carne rossa e di sale.
Un quinto dei decessi potrebbe essere evitato adottando una dietà più salutare. Mangiare male, infatti, fa più vittime del fumo, della pressione alta e di altri fattori di rischio, o almeno è quello che emerge dalla conclusione di uno studio pubblicato du The Lancet cui hanno contribuito 130 scienziati di 40 diversi Paesi.
Una morte su 5 è riconducibile, quindi, ad una alimentazione scorretta povera dei cosiddetti cibi amici. Che porterebbe a patologie croniche come diabete, malattie cardiovascolari ead aumento del peso corporeo.
“La cattiva alimentazione è un killer ‘attento’ alle pari opportunità”, sottolinea Afshin: “Tutti noi siamo quello che mangiamo – avverte – e il rischio riguarda trasversalmente persone diverse per età, sesso e status economico”. Oltre che ai singoli, l’appello dello scienziato è rivolto anche alle Istituzioni (“Le politiche dietetiche focalizzate sulla promozione di una dieta sana – dice – possono ottenere più benefici rispetto a quelle che si concentrano sulla lotta ai cibi a rischio”) e al mondo dell’industria: “C’è un bisogno urgente e impellente di cambiamenti a vari stadi del ciclo di produzione alimentare – ammonisce il ricercatore – dalla coltivazione alla lavorazione, dall’imballaggio al marketing”.
Malattie cardiovascolari
Nel 2017 le malattie cardiovascolari sono state la prima causa di morte (circa 9,5 milioni di decessi) e di disabilità (207 milioni di casi) a causa di una dieta sbagliata. Morti e disabilità legate, quindi all’alimentazione a causa di un apporto limitato di cereali integrali, poca frutta e troppo consumo di sale.
Tra le altre cause di Dayls ci sono elevati consumi di carne rosse, bibite zuccherate e acidi grassi.
“L’adozione di diete che privilegiano cibi a base di soia, fagioli e altre fonti di proteine vegetali potranno avere importanti benefici per la salute sia umana sia dell’ambiente”, sostiene Walter Willett, docente di Harvard e co-autore del nuovo lavoro. “Mentre sale, zuccheri e grassi sono stati al centro del dibattito sulle politiche alimentari negli ultimi anni”, osservano gli studiosi, l’analisi indica che i fattori dietetici più a rischio di morte sono sì “un alto apporto di sodio”, ma anche un basso consumo di cereali integrali, frutta, verdura, noci e semi. “Ognuno di questi elementi spiega oltre il 2% di tutti i decessi a livello globale”.
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