Pensioni anticipate in due tempi: le ipotesi sui requisiti

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13/05/2022

Pensioni anticipate in due tempi: le ipotesi sui requisiti

Pensioni anticipate in due tempi, si accende il dibattito sulla riforma del sistema previdenziale mentre si avvicina la metà dell’anno. Gli scorsi mesi non sono stati purtroppo determinanti per arrivare a una soluzione condivisa tra governo e sindacati sulla riforma del sistema. La pandemia prima e la guerra in Ucraina poi hanno posto in secondo piano il confronto pubblico sulla questione pensionistica.

Nonostante ciò, il cantiere delle pensioni avrà comunque bisogno di un intervento entro la fine dell’anno. Se così non fosse, si rischierebbe infatti di tornare alle regole previste dalla legge Fornero. In scadenza a dicembre 2022 ci sono infatti numerose opzioni di tutela che richiedono una proroga per poter garantire un’uscita flessibile in favore di tanti lavoratori che vivono condizioni di disagio in età avanzata.

Pensioni anticipate: le opzioni in scadenza entro fine anno

Come appena anticipato, sul fronte delle pensioni vi sono numerose opzioni sperimentali che necessitano di un intervento di proroga. La politica sarà comunque chiamata a confermare tali provvedimenti, nel caso non voglia ripensare il sistema con delle opzioni di flessibilità aperte a tutti.


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Tra i provvedimenti in scadenza ci sono, ad esempio, la quota 102 e l’Ape sociale. La prima garantisce l’uscita dal lavoro a partire dai 64 anni di età e con almeno 38 anni di versamenti. Si tratta di uno sconto importante sui requisiti ordinari. Questo perché senza l’eventuale proroga, molti lavoratori sarebbero costretti ad affrontare uno scalone lungo fino a 3 anni. I criteri ordinari dell’uscita di vecchiaia prevedono infatti la maturazione dei 67 anni di età.

L’ape sociale è pensata invece per alcune specifiche categorie di lavoratori che vivono situazioni difficili a pochi anni dal pensionamento. Rientrano, ad esempio, i disoccupati di lungo termine, gli invalidi, i caregiver e coloro che hanno svolto attività gravose o usuranti. Per questi soggetti è necessario maturare almeno 63 anni unitamente a 30 o 36 anni di versamenti (in base alla situazione specifica).

Pensioni anticipate in due tempi: quali sono le ipotesi sui requisiti

Tenendo presente il quadro della situazione, nelle ultime settimane sembra prendere consistenza l’ipotesi di un nuovo meccanismo di accesso flessibile alla pensione. Questo potrebbe trovare applicazione nel 2023 tramite la cosiddetta pensione anticipata in due tempi. Attualmente i criteri in discussione prevedono la maturazione di almeno 63 o 64 anni di età, unitamente a 20 anni di contributi.


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L’assegno sarebbe erogato in via anticipata per la parte legata al calcolo contributivo puro, ovvero per i versamenti effettuati a partire dal 1997. Una volta raggiunti i criteri ordinari di accesso alla pensione (67 anni di età), si potrebbe quindi percepire la pensione piena. Verrebbe infatti aggiunta la parte retributiva.

Il vincolo dell’importo minimo per la pensione in due tempi

Al fine di garantire comunque un assegno dignitoso, sarebbe però previsto un ulteriore criterio. L’importo liquidato dall’Inps non dovrebbe infatti risultare inferiore ad 1,2 volte l’assegno sociale. Facendo alcuni calcoli veloci, la cifra minima da conseguire per poter beneficiare della pensione anticipata in due tempi corrisponderebbe a circa 562 euro. L’importo da raggiungere può sembrare basso, ma di fatto non lo è.

Questo perché una parte importante dell’assegno potrebbe essere legata alla contribuzione retributiva. Per molti lavoratori, i versamenti effettuati sulla quota contributiva sarebbero quindi insufficienti al fine di maturare un assegno anticipato. In aggiunta, bisogna tenere presente che i coefficienti di trasformazione a 63 – 64 anni sono più bassi rispetto a quelli parametrati al raggiungimento dei 67 anni di età. Un elemento che rende quindi più difficile raggiungere l’eventuale importo minimo di accesso alla pensione.

Pensioni anticipate per donne e lavoratori precoci

Sullo sfondo resta inoltre la questione delle donne e dei lavoratori precoci. Nel primo caso si tratta di riconoscere il gender gap e la contribuzione figurativa per il lavoro di cura. Entro la fine dell’anno scadrà anche l’opzione donna. La quale permette l’uscita dal lavoro a partire dai 58 anni (59 anni per le autonome) con almeno 35 anni di versamenti. Tutto ciò, accettando il ricalcolo interamente contributivo dell’assegno.

Vi è poi la questione dei lavoratori precoci, che chiedono un’estensione della quota 41. In questo caso, l’eventuale pensione anticipata in due tempi non sarebbe infatti di aiuto per ottenere uno sconto sui requisiti Inps. Attualmente l’opzione è disponibile solo per una parte ristretta della platea, che vive condizioni di disagio in età avanzata e che può certificare tale stato all’ente pubblico di previdenza.

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