IMU, esenzione a rischio con Legge 104? Come fare per non perderla e non pagare

Autore:
Valentina Simonetti
  • Esperta di Bonus, Fisco, Pensioni e Redditi
  • Autrice esperta di welfare ed economia aziendale
09/03/2023

IMU, esenzione a rischio con Legge 104? Come fare per non perderla e non pagare

Chi ha diritto a congedi di lavoro retributi per assistere un parente disabile, regolamentati dalla Legge 104, ha l’obbligo di rispettare alcuni requisiti che riguardano anche la residenza stabile. Per questo molti lavoratori a causa dei permessi rischiano di perdere l’esenzione IMU sulla prima casa e sono costretti a pagare l’imposta sugli immobili. Ma esistono metodi per poter continuare ad usufruire di agevolazioni e sconti. Vediamo quali sono le possibili soluzioni.

Legge 104, obblighi sulla residenza e IMU

La legge 104 prevede che se un dipendente ha un familiare invalido, disabile che necessita di assistenza, può assentarsi dal lavoro sfruttando i permessi retribuiti concessi. Consistono in tre giorni al mese, che possono anche essere divisi in singole ore, a seconda delle esigenze e dell’orario lavorativo previsto dal contratto.

Queste ore di assenza verranno pagate dall’azienda come se fossero state svolte nel normale servizio dell’attività. Ma ci sono alcune condizioni fondamentali da rispettare, per non rischiare di perdere il beneficio. Una di queste è sicuramente che, per legge, il familiare da assistere per il quale si richiede il congedo dal lavoro, deve risultare convivente con il dipendente.

IMU, con la legge 104 si perde l’esenzione

Dal requisito fondamentale della convivenza con il familiare che necessita di assistenza, ne deriva sicuramente che i lavoratori dipendenti già in sede di domanda INPS e congiunta al datore di lavoro, dovranno dimostrare di essersi trasferiti a casa del parente disabile o invalido.


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Questo comporta un cambio di residenza. E per chi ha già una prima casa di proprietà, fa scattare automaticamente il pagamento dell’Imposta Municipale Propria IMU sugli immobili. La vecchia residenza infatti verrà considerata come se fosse una seconda casa e dunque soggetta a tassazione secondo i calcoli dei trubuti locali.

Ciò ovviamente si applica a quei soggetti che hanno già un immobile di proprietà nel quale risiedevano prima del trasferimento. Perchè è sempre nell’indirizzo presso il quale si abita stabilmente, cioè quello che coincide con la residenza anagrafica, anche se in affitto,  che dal fisco viene considerato prima casa. Ma ci sono alcune possibilità per evitare di pagare l’IMU, anche se temporaneamente o parzialmente.

Come non pagare l’IMU su seconda casa con la legge 104?

Un primo modo per non pagare l’IMU sulla seconda casa quando si deve cambiare domicilio per assistere un familiare anziano o disabile, è quello di chiedere la residenza temporanea. Questa soluzione ovviamente non sarà definitiva, ma può garantire l’esenzione dall’imposta per un determinato periodo.

Infatti presso il comune c’è la possibilità di iscriversi alla lista dei residenti in forma temporanea. Quando si proviene da un altro comune infatti si può richiedere questo requisito che a tutti gli effetti resta valido per ottenere i permessi della 104, e allo stesso tempo fa conservare le esenzioni IMU sulla prima casa. Ma attenzione perchè è limitato, infatti è prorogabile solo fino a un massimo di 12 mesi poi decade.

Inoltre può essere richiesto in determinate condizioni che dall’ufficio anagrafe devono essere stabilite come incompatibili con un cambio di residenza vero e proprio. Altra soluzione, sarebbe invece quella di chiedere ai servizi sociali degli uffici presso il comune di residenza del disabile. Per  controllare se sono state disposte agevolazioni fiscali per titolari di Legge 104 totali o parziali, per intestatari di immobili che sono anziani ed hanno l’invalidità superiore ad una certa percentuale.


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Come ottenere la riduzione del IMU e pagare la metà

Un altro modo per risparmiare sull’IMU, stavolta riservato anche a chi non gode dei permessi legge 104, potrebbe essere quella di concedere l’appartamento in comodato d’uso gratuito ad un figlio. Ad esempio, un lavoratore che si deve trasferire da un genitore per assisterlo e lasciare il vecchio appartamento.

Contemporaneamente può fare un contratto nel quale dichiara che presso la precedente residenza la prima casa è in comodato d’uso gratuito al figlio maggiorenne. Che poi dovrà dimostrare  a sua volta la residenza stabile nell’immobile iscrivendosi all’anagrafe.  In questo modo però,  è prevista dalla legge una riduzione del 50% rispetto alla tariffa annuale IMU imposta dal comune.

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